Come and Seee: Storia di un cantiere

Ex ospedale Sant’Agostino - Modena
17 Marzo 2023
Attraverso queste nuove opere, Francesco Jodice offre un suo punto di vista, molto speciale sull’evoluzione del cantiere.

Storia di un cantiere (17 marzo – 31 agosto 2023), parte del progetto site-specific Come and See, trasforma ancora una volta la “pelle” dell’edificio Sant’Agostino narrando alla collettività ciò che sta accadendo al suo interno. Lungo il perimetro del complesso le maxi-fotografie racconteranno il “metabolismo” interno di AGO: le pareti riportate a nudo, lo scheletro di una struttura che presenta fasi di demolizione delle superfetazioni moderne e la restituzione delle forme originarie.

Per questa nuova serie Francesco Jodice torna all’analogico, ove possibile, per immortalare il cantiere avviato, come prevedeva la fotografia d’architettura specializzata: un banco ottico 10x12 cm e pellicole piane in lastre negative a colori.
 
WEST

Galerie Chateau d'Eau - Tolosa
1 Aprile 2023
In occasione della chiusura della mostra "West", verrà proiettata una trilogia dedicata al "Secolo Americano" sotto forma di tre cortometraggi intitolati: Atlante (2015) - American Recordings (2015) - Rivoluzioni (2019) diretti da Francesco Jodice nell'ambito di questo progetto fotografico.

La proiezione sarà seguita da un incontro con Francesco Jodice, moderato da Muriel Adrien, del Laboratorio CAS dell'Università Tlse 2 Jean Jaurès.
 
Laboratorio per Telescopi - La nuova scelta italiana

Borgo delle Colonne, Parma
20 Gennaio 2023 - 2 Aprile 2023
Guardare bene è una possibilità che ci offre questa mostra dal titolo “Laboratorio per telescopi”.

La mostra è innanzitutto un laboratorio allegorico, in cui si può entrare per imparare a “costruire telescopi”, ad allenare cioè il nostro sguardo ad una visione più consapevole del mondo e di noi stessi. Uno sguardo capace di chiedersi non solo “Cosa sto guardando?” ma anche “Come sto guardando?”

Inoltre la mostra diventa anche luogo di laboratori pratici per i visitatori e per le scuole che possono utilizzare il materiale prodotto a questo scopo e lasciare le proprie tracce di pensiero sulla parete absidale della chiesa sconsacrata, contribuendo così a costruire la visione poetica dell’artista.
 
WEST

Galerie Chateau d'Eau - Tolosa
31 Gennaio 2023 - 2 Aprile 2023
Con il progetto WEST, Francesco Jodice racconta l'ascesa e la caduta del modello americano e della sua immagine, indagando le origini dell'attuale crisi del modello liberale in un periodo compreso tra l'inizio della corsa all'oro (1848) e il fallimento di Lehman Brothers (2008).
Iniziato nel 2014, WEST consiste in tre lunghi viaggi attraverso alcuni degli Stati in cui si svolse la corsa all'oro: California, Nevada, Utah, Wyoming, Arizona, Colorado, New Mexico, Nebraska, Texas, con l'inclusione di aree messicane contigue.
Il fulcro dell'intera opera si trova all'incrocio tra la particolare geologia di questa regione (una delle strutture geologiche più antiche del pianeta) e le rovine archeologiche (miniere, città fantasma, utopie, complessi e infrastrutture abbandonate) di questa stagione guidata da un'irrefrenabile ricerca di ricchezza immediata.
 
ERRANTI, L'ARTE OLTRE IL LIMITE DEL VISIBILE

Lake Como Design Festival - Como
17-25 settembre 2022
Errare e errore hanno la stessa radice... L'errore è legato strettamente all’errare dei cavalieri nei romanzi, cavalieri assorbiti nei loro movimenti e spinti da una ‘ricerca’ che non ha mai termine. La pluralità di situazioni, di movimenti e di gesti messi In atto dai cavalieri sono segnati dal dominio imprevedibile dell’errore. Insieme alla pazzia, che mette a rischio continuamente il procedere coerente dei personaggi, soggetti ad una insidiosa deviazione, anche l’errore mette in crisi la progettualità razionale dei personaggi, condiziona i valori ai quali dovrebbero ispirarsi e mette a repentaglio la ricerca. L'inseguimento di un desiderio presenta caratteri illusori, obbliga gli uomini ad attraversare una rete di finzioni dove regnano l’errore e l’erranza, la falsa certezza, la possibilità perenne dello ‘scarto’.

Francesca Alfano Miglietti (FAM)
 
Come and See: Ritratti di classe

Ex ospedale Sant’Agostino - Modena
11 giugno 2022
Dopo sei mesi prende il via la seconda fase del progetto “Come and See”, dedicata a “Ritratti di classe”, serie fotografica che Francesco Jodice ha iniziato nel 2005 coinvolgendo nel corso degli anni scuole medie e superiori di Torino, Vicenza, Ischia, Sassuolo e Milano, a cui oggi si aggiunge anche Modena. Jodice si è sostituito al fotografo ufficiale della scuola per il rituale di fine anno e ha utilizzato questo metodo per cercare di restituire un’immagine dell’Italia che verrà.

Il progetto viene presentato alla città sabato 11 giugno alle 18 con un’inaugurazione a ingresso libero: l’artista incontra il pubblico nel cortile del complesso di Sant’Agostino e racconta il nuovo storyboard che si snoda lungo il perimetro del cantiere che cresce, segnandone lo sviluppo e raccontando il passato, il presente e il futuro del complesso architettonico.
Il progetto site-specific è a cura di Lorenzo Respi con la collaborazione di Chiara Dall’Olio di FMAV Fondazione Modena Arti Visive e rispetto al precedente si arricchisce di tre nuovi punti espositivi: due sul lato dell’edificio che costeggia Viale Berengario e uno sul fronte di Via Ramazzini, per quasi 100 metri complessivi e un totale di 21 scatti di 2 metri e mezzo di altezza.

Per la mostra site-specific “Ritratti di classe” l’artista ha coinvolto 21 classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Modena: il Centro di Formazione Professionale Città dei Ragazzi, l’Istituto Professionale Cattaneo-Deledda, le scuole medie “Lanfranco” e “Piersanti Mattarella”. Il progetto nasce come esplorazione della cultura e della società italiana contemporanea attraverso la tipica immagine della fotografia scolastica di fine anno. Ma è anche una descrizione della città fatta attraverso i volti e i corpi dei suoi abitanti, in particolare dei giovani fra i 12 e i 15 anni, non più bambini ma non ancora adulti, il cui futuro è tutto da scrivere: un paesaggio umano composito, protagonista e artefice del futuro della nostra città.
“Mi sono sostituito ai fotografi incaricati di scattare la rituale foto di classe di fine anno, mettendomi nei panni di una professionalità che non mi appartiene e utilizzando un canone precostituito per dare forma a una sorta di super-istantanea dell’Italia futura – sottolinea Francesco Jodice - Mi sono soffermato sulle nuove generazioni, ho tentato di osservare con il rigore di un entomologo i cambiamenti culturali in corso e di compilare un’antologica di quello che sarà”.
 
Le Futur derrière nous - L’art italien depuis les années 1990. Le contemporain face au passé

Villa Arson, Nice
12 giugno - 28 agosto 2022
A quarant’anni da Identitè italienne, l’importante mostra curata da Germano Celant presso il Centre Pompidou, è Villa Arson a farsi teatro temporaneo – per il pubblico francese – della più recente scena artistica italiana: dalla generazione emersa negli anni ’90 a quella di oggi. Il carattere comune fra i venti artisti (o gruppi artistici) presenti in mostra non è la conferma di un’appartenenza culturale e neppure l’effetto della sedimentazione – più o meno lenta – di un tempo che si è sviluppato per continuità: è piuttosto una frattura temporale, un mancato incontro con la storia, una sorta di trauma sociale e culturale. Tale scena artistica si definisce nello spaesamento operato dalla rimozione ufficiale dell’ondata rivoluzionaria e creativa degli anni Settanta e dalla necessità di lasciare emergere (quando non di recuperare) ciò che gli è stato sottratto dalla reazione ideologica e neoliberista fin dagli anni Ottanta.

Curata da Marco Scotini - che da anni tratta tematiche politico-sociali, di genere ed ecologiche su scala internazionale - l’esposizione fin dal titolo Le Futur derrière nous fa esplicito riferimento a un’immagine poco esplorata della scena artistica contemporanea italiana: quella segnata da un anacronismo, da un duplice scarto basilare che vede, da un lato, un passato traumaticamente interrotto e, dall’altro, il fallimento di una grande anticipazione emancipatrice. Dunque, doppio e capovolto è lo sguardo che questa mostra mette in scena. La frattura temporale diviene lo spazio di un appuntamento e un incontro con il passato: un passato che nessuno degli artisti in mostra ha vissuto in prima persona ma di cui si intende essere testimoni. Raccogliere sotto un unico denominatore ciò che tre generazioni di artisti hanno prodotto è un compito tutt’altro che facile alla luce della dispersione che questa scena ha sofferto negli ultimi anni.

Ecco che allora si incontrano nelle sale temi e riposizionamenti di figure chiave di quel decennio che hanno inaugurato nuovi modi di pensare, di dire, di essere: dalla riforma psichiatrica di Franco Basaglia (Stefano Graziani), a Carla Lonzi con la sua teoria femminista (Claire Fontaine e Chiara Fumai), dall’anarchico Pinelli (Francesco Arena) al gruppo di liberazione sessuale Fuori (Irene Dionisio), da Nanni Balestrini (Danilo Correale e Claire Fontaine) e il Gruppo ’63 (Luca Vitone) al cinema radicale di Alberto Grifi (Alice Guareschi), dall’Enzo Mari più politico (Celine Condorelli) al compositore concettuale Giuseppe Chiari (Massimo Bartolini), dagli Autonomi (Rossella Biscotti) ai fondatori del Centro per la sperimentazione e la ricerca teatrale di Pontedera (Rä di Martino). A questa sezione dal carattere più archeologico e dal titolo Divenire Ex si intreccia un’altra, Esercizi di esodo, più ampiamente dedicata a temi come il rifiuto del lavoro (Danilo Correale), il passaggio al lavoro postfordista (Marie Cool & Fabio Balducci), la controinformazione (Stefano Serretta e Francesco Jodice), la pedagogia non autoritaria (Adelita Husni-Bey), e molto altro. Ad entrambi succede l’ulteriore sezione Vogliamo ancora tutto (Alterazioni Video, Bert Theis, Paolo Cirio, Stalker), dove, se un recupero è in atto, è proprio quello delle pratiche in ambito urbanistico, ecologista, mediattivista, in parallelo con il movimento anti-globalizzazione.
 
Presentazione del libro The Complete Works

Camera - Centro Italiano per la fotografia, Torino
27 Maggio 2022, ore 18.30
Venerdì 27 maggio, alle 18.30, Francesco Jodice sarà a CAMERA per raccontare il suo The Complete Works, edito da Silvana Editoriale: un importante volume che raccoglie le oltre 360 opere realizzate dal fotografo napoletano, riconosciuto a livello internazionale, in 25 anni di carriera. Una produzione artistica che dal 1996 ha indagato i nuovi fenomeni sociali, politici ed economici del mondo, ora ripresentata in un unico corpus arricchito dai testi di 65 critici, curatori e artisti che hanno collaborato con Jodice nell’arco di questi anni.

Attraverso le fotografie, i film, le mappe e le installazioni che l’autore ha realizzato muovendosi tra i continenti e le culture, The Complete Works restituisce un caleidoscopico affresco del nostro tempo. Il volume accoglie inoltre un testo critico del critico d’arte Marco Scotini, una mappa cronologica dei progetti realizzati, una conversazione con l’artista raccolta dal curatore Francesco Zanot e apparati biografici.

Intervengono:
Walter Guadagnini, direttore di CAMERA
Francesco Jodice, fotografo
 
Presentazione del libro The Complete Works

Museo Madre, Napoli
9 Maggio 2022, ore 18.30
Lunedì 9 Maggio alle ore 18.30 Francesco Jodice presenta al Museo Madre il suo nuovo libro "The Complete Works" che raccoglie oltre 350 opere realizzate in 25 anni di carriera.
L’intera produzione artistica è accompagnata da testi di 65 critici, curatori e artisti che hanno collaborato con Jodice nell’arco di questi anni. Fotografie, film, mappe e installazioni restituiscono un caleidoscopico affresco del nostro tempo.
Il volume accoglie inoltre un testo critico di Marco Scotini, una mappa cronologica dei progetti realizzati, una conversazione con l’artista raccolta da Francesco Zanot e apparati biografici.
Introduzione e saluti istituzionali a cura della Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce e della Direttrice artistica Kathryn Weir.
Interverranno l’autore Francesco Jodice e il curatore e critico d’arte Marco Scotini.
 
Presentazione del libro The Complete Works

Fotografia Europea, Reggio Emilia, Chiostri di San Pietro | Laboratorio Aperto
1 Maggio 2022. ore 17
Modera: Walter Guadagnini
Presentazione della monografia The Complete Works in occasione del festival Fotografia Europea di Reggio Emilia.
The Complete Works raccoglie oltre 350 opere realizzate da Francesco Jodice in 25 anni di carriera. 
L’intera produzione artistica è accompagnata da testi di 65 critici, curatori e artisti che hanno collaborato con Jodice nell’arco di questi anni. 
Fotografie, film, mappe e installazioni restituiscono un caleidoscopico affresco del nostro tempo. 
Il volume accoglie inoltre un testo critico di Marco Scotini, una mappa cronologica dei progetti realizzati, una conversazione con l’artista raccolta da Francesco Zanot e apparati biografici.
 
Presentazione del libro The Complete Works

Triennale Milano
26 aprile 2022, ore 19.00
Introduce: Lorenza Bravetta

Con: Stefano Boeri, Francesco Jodice, Marco Scotini, Francesco Zanot
Martedì 26 aprile 2022, alle ore 19.00, Triennale Milano presenta il libro Francesco Jodice. The Complete Works, a cura di Marco Scotini, edito da SilvanaEditoriale.
Introduce: Lorenza Bravetta, curatore per la fotografia di Triennale Milano. Interverranno: Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, Francesco Jodice, artista, Marco Scotini, curatore, Francesco Zanot, curatore.
The Complete Works raccoglie oltre 350 opere realizzate da Francesco Jodice in 25 anni di carriera. 
L’intera produzione artistica è accompagnata da testi di 65 critici, curatori e artisti che hanno collaborato con Jodice nell’arco di questi anni. 
Fotografie, film, mappe e installazioni restituiscono un caleidoscopico affresco del nostro tempo. 
Il volume accoglie inoltre un testo critico di Marco Scotini, una mappa cronologica dei progetti realizzati, una conversazione con l’artista raccolta da Francesco Zanot e apparati biografici.
 
Come and See: a Modena la mostra fotografica on the road di Francesco Jodice disegna il cantiere di AGO

Ex ospedale Sant’Agostino, Modena
11 novembre 2021
Un artista, Francesco Jodice. Un luogo, l'ex ospedale Sant'Agostino. Un progetto, AGO Modena Fabbriche Culturali. Sono i tre elementi che convergono in Come and See, mostra fotografica ‘on the road’ che vuole raccontare l'evoluzione e valorizzare l'identità di uno spazio cittadino in un momento di grande trasformazione.
Le dodici fotografie di grande formato, immaginate come delle aperture sul cantiere di quello che diventerà il più grande polo culturale cittadino (alcune insieme la lunghezza di 7 metri), creando un'installazione urbana di oltre 70 metri.

Questo racconto esplorativo fotografico scorci di un paesaggio urbano in mutamento e viene presentato alla città sabato 11 dicembre alle 17: Francesco Jodice incontra il pubblico nel cortile del complesso di Sant'Agostino e coinvolge i cittadini in un percorso partecipativo per la costruzione di una nuova identità condiviso di questo luogo.
L'installazione, a cura di Lorenzo Respi per FMAV – Fondazione Modena Arti Visive in collaborazione con Chiara Dall'Olio, è pensata infatti per essere aperta alle persone e in continua evoluzione: ogni sei mesi Come and See si rinnova 'temporaneamente' con la riconoscimento fotografico dello stato di avanzamento lavori del cantiere e si attiva grazie agli input e alle idee sollecitate dalla partecipazione della comunità. Una cadenza regolare lo storyboard cambia, si aggiorna e si arricchisce di nuove immagini inedite, nate dal connubio tra analogico e digitale.

La mostra permanente rivolge particolare attenzione al rapporto con il contesto circostante e con i modenesi che vengono coinvolti in attività creative e azioni performative finalizzate a fare comunità in un delicato momento di passaggio di funzione del luogo.
Come and See è uno spazio di arte pubblica: cresce con il contributo delle persone e delle loro idee, è permeabile, dinamica e partecipativa.
 
CAMERA MAGMATICA

luogo_e | Via Pignolo 116, Bergamo
15 ottobre 2021 - 8 gennaio 2022
Federica Balconi, Anne Carson, Emma Ciceri, Francesco De Francesco, Emily Dickinson, Arianna Greci, Carlo e Fabio Ingrassia,
Francesco Jodice e The Cool Couple, Nicolò Masiero Sgrinzatto, Enea Vico

In questa inattesa epoca dello spostamento difficile, luogo_e rilegge il Viaggio intorno alla mia camera (1794) di Xavier de Maistre alla scoperta del viaggio statico che, pur non traversando grandi distanze, ambisce alla massima profondità.
Nella sua camera il viaggiatore stante è ora in ritiro volontario, ora confinato a forza. Nascosto o recluso, si sottrae al mondo o ne è sottratto.
In un viaggio simile la partenza non è sempre programmata: senza muovere un passo, anche l’allettato o l’intrappolato si ritrovano sovente altrove. Ancor più spesso si assenta e migra chi si era preso del tempo per stare fermo.
La camera non si accontenta di essere il regno dello stare e del restare. Si fa mezzo di trasporto e itinerario, spazio di ricerca e di esplorazione. Luogo di ozio e di studio, diviene essa stessa studio, e dunque officina, laboratorio, fucina creativa.
Nella camera dell’artista – studiolo dormitorio – le idee riposano e giocano, sedimentano e fremono, invisibili perché mai mostrate fino al momento dello svelamento dell’opera. Esposizione.
Come nella camera magmatica del vulcano – serbatoio sotterraneo – dove il magma ristagna, si agita e ribolle, silente perché inascoltato fino al momento della risalita. Eruzione.
 
La fotografia a Capri, una storia di sguardi - Festival di Fotografia a Capri XIII edizione

Certosa di San Giacomo, Capri
29 agosto - 28 settembre 2021
La Fondazione Capri in occasione della XIII edizione del Festival di Fotografia a Capri, ha scelto di raccogliere in un’unica mostra – La fotografia a Capri, una storia di sguardi- dal 29 agosto al 28 settembre 2021 negli spazi della Certosa di San Giacomo, tutti i grandi fotografi ed una selezione delle loro produzioni che nel corso degli anni la stessa Fondazione ha commissionato.


L’esposizione si pone l’obiettivo di ricostruire una memoria visiva delle moltissime commissioni fotografiche realizzate nell’arco di un decennio dai più importanti autori della scena internazionale.
L’iniziativa si colloca all’interno del Festival di fotografia di Capri, che come sai si è distinto per saver saputo proporre un’offerta culturale basata sulla continuità delle produzioni culturali.
Le immagini in mostra sono una selezione, a cura di Denis Curti, dell’intero corpus realizzato nel corso degli ultimi dieci anni, con particolare attenzione a tematiche come il paesaggio, l’architettura, il turismo, la storia, l’archeologia, gli abitanti e la vita quotidiana.

artisti/fotografi:
Maurizio Galimberti, Francesco Jodice, Olivo Barbieri, Irene Kung, Ferdinando Scianna, Massimo Siragusa, Giovanni Gastel, Lorenzo Cicconi Massi e Luca Campigotto, oltre a Raffaella Mariniello che rappresenterà in mostra la rassegna collettiva realizzata nel 2017.
 
Images Gibellina 2021 - Open Air e Site Specific Photo Festival

Museo Civico di Arte Contemporanea (MAC), Gibellina
30 luglio - 29 agosto 2021
Francesco Jodice, Ritratti di classe, Caldogno, 2007

Installazioni fotografiche di grande formato, mostre outdoor, talk e proiezioni in una città che è uno dei più grandi musei d’arte contemporanea “a cielo aperto” del mondo. È Images Gibellina, il primo festival di fotografia e arti visive open air e site-specific in Italia e uno dei pochi al mondo, si svolgerà dal 30 luglio al 29 agosto nella cittadina siciliana di Gibellina (Trapani). Un festival che non è soltanto una rassegna di immagini, ma un laboratorio urbano che coinvolge gli artisti e il territorio per dare vita a una città-museo temporaneo, accessibile a tutti e gratuito.

Organizzato e prodotto dall’Associazione culturale On Image e dalla Biennale svizzera Images Vevey, promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (vincitore dell'avviso pubblico StrategiaFotografia2020), dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione Orestiadi, e con la direzione artistica di Arianna Catania e Stefano Stoll, Images Gibellina torna per la III edizione, sperimentando forme di esposizione sempre nuove, che mettono al centro lo spazio urbano e le sue infinite possibilità di visione.
Tra le collaborazioni istituzionali: MAXXI-Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, Istituto Svizzero (Roma), Pro Helvetia, Ambasciata di Germania.

Dal 30 luglio al 29 agosto il festival che renderà la cittadina del Belìce una delle mete più gettonate tra gli appassionati di fotografia di tutto il mondo, animerà la città d’arte con 31 mostre e un fitto programma di eventi per le tre giornate di apertura -30, 31 luglio e 1 agosto- con talk, incontri, proiezioni, visite guidate, workshop.
Uno spaccato culturale ampio e all’avanguardia, fra fotografia, incontri, performance e arte contemporanea.

Il tema scelto per quest’edizione, è la “molteplicità”, che ciascuno degli artisti ha interpretato restituendo attraverso le immagini, un’indagine visiva che “fotografa” la società contemporanea.

Francesco Jodice (Napoli, 1967) indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo attraverso i suoi Ritratti di classe: un vasto album fotografico, realizzato tra il 2005 e il 2019, che raccoglie le immagini degli studenti di alcune scuole elementari, medie e superiori di tutta Italia, soffermandosi sulle nuove generazioni e osservando con rigore i cambiamenti culturali in corso.
 
Un posto come un altro dove appendere il cappello

Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, Ascoli Piceno
19 giugno - 8 settembre 2021
La mostra è pensata come un racconto degli oltre 25 anni di attività della galleria Umberto Di Marino attraverso una selezione di opere che rappresentano l’attenzione alla ricerca intorno ai linguaggi della contemporaneità.
Un posto come un altro dove appendere il cappello attraversa le ricerche attorno alle quali si è strutturata negli anni l’attività della galleria. L’attenzione alle trasformazioni del paesaggio in chiave antropologica ed economica, la rilettura di fenomeni geopolitici, il post-colonialismo e il fallimento del Modernismo sono solo alcune delle tematiche affrontate dagli artisti con i quali si è costruito nel tempo un rapporto duraturo, ma anche con quelli che hanno attraversato la galleria soltanto per un progetto e nella visione dei curatori ospiti. La mostra è un tentativo di abbracciare idealmente tutte le riflessioni e le dinamiche che hanno contribuito ad un discorso corale e ad una visione di galleria come laboratorio di pensiero e luogo di intreccio di relazioni professionali, ma anche intellettuali ed umane.
Lo stesso titolo del progetto mette in luce una struttura dinamica ed eterogenea, infatti con questa espressione Bruce Chatwin definiva la propria idea di casa, identificandola in un luogo di passaggio e mai fisso.
Un posto come un altro dove appendere il cappello presenta un corpo anatomicamente irrequieto, impossibile da circoscrivere ad una forma prestabilita, ad un contesto specifico e univoco. La galleria è intesa come un’istituzione costantemente in movimento e sempre in dialogo con nuove realtà al di là del white cube. Fin dai primi anni di attività nella periferia nord-est di Napoli, sia negli anni successivi al trasferimento in città, la galleria ha portato avanti un programma di progetti e mostre in diversi spazi pubblici e privati, offrendo agli artisti, ai curatori, ai collezionisti e al pubblico tutto un nuovo terreno di discussione e confronto sulle tematiche ad essa più care.
Allo stesso modo il Museo Licini rappresenta la possibilità di relazionarsi con uno contesto nuovo e poter mettere in dialogo i lavori degli artisti che rappresentano la storia della galleria col contesto museale, invadendolo nella sua interezza. E così, messa a confronto con le figure mistiche ed estatiche di Osvaldo Licini, calata all’interno dei paesaggi marchigiani dipinti dall’artista ascolano, l’intera galleria farà del museo Un posto come un altro dove appendere il cappello!

mostra collettiva con una selezione di opere a cura di Enzo e Giosuè Di Marino
Elena Bajo, Marc Breslin, Yaima Carrazana, Jota Castro, Santiago Cucullu, Alberto Di Fabio, Eugenio Espinoza, Bruna Esposito, Luca Francesconi, Simon Fujiwara, Francesca Grilli, Satoshi Hirose, Mark Hosking, Francesco Jodice, Runo Lagomarsino, Ana Manso, Pedro Neves Marques, Gian Marco Montesano, Hidetoshi Nagasawa, Vettor Pisani, Marco Raparelli, André Romão, Giulio Scalisi, Eugenio Tibaldi, vedovamazzei e Sergio Vega
 
The Families of Man

Museo Archeologico Regionale, Aosta
29.05.21 - 10.10.21
Promossa dall'Assessorato Beni culturali della Regione Autonoma Valle D'Aosta, apre il 28 maggio 2021 al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra fotografica che riflette e racconta i grandi temi dell'uomo e della società degli ultimi decenni: The Families of Man.
Il progetto, ideato e realizzato dalla casa editrice Electa, è a cura di Elio Grazioli e Walter Guadagnini.

Circa 50 fotografi italiani tra i quali Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Jacopo Benassi, Gianni Berengo Gardin, Paola De Pietri, Mario Dondero, Andrea Galvani, Francesco Jodice, Armin Linke, Adrian Paci, Antonio Rovaldi, Ferdinando Scianna,Oliviero Toscani, Toni Thorimbert, Franco Vaccari, Paolo Ventura, Massimo Vitali compongono, attraverso un centinaio di opere, un grande affresco sulla contemporaneità storica, sociale, economica, ambientale degli ultimi trent’anni: a partire dalla caduta del muro di Berlino, fino agli eventi legati al fenomeno ancora in corso della pandemia, che ha iscritto il 2020 tra le date storiche dell’umanità.
 
Come trattenere l'energia che ci attraversa. Paesaggi

Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia
10.03.21 - 9.05.21
Il progetto espositivo Come trattenere l'energia che ci attraversa riunisce rappresentazioni che inducono i nostri sensi e la mente a ri-pensare, ri-misurare la nostra connessione con la natura. Immaginato per capitoli, con opere che si aggiungono e modificano l’allestimento nel corso del tempo, racconta della fragilità e precarietà di questo legame. Visioni senza corpi umani, ma che rimandano al fantasma della nostra mente, che si sente organismo, ma di questa origine fatica a darsi una misura. I tentativi proposti manifestano una intima inquietudine, uno spiazzamento e una lateralità lirica.
Dieci interventi di artisti emergenti e affermati, molti appartenenti ad una storia anche recente dell’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa, con i linguaggi che vanno dalla scultura alla pittura, dalla fotografia all’installazione audio e al video.
 
Grandi Collezioni 02|Collezione Ghigi

Museo Licini, Ascoli Piceno
27.03.21 - 12.06.21
A cura di Alessandro Zecchini - Arte Contemporanea Picena - questo viaggio nell’arte si sviluppa nell’ambito del progetto “Grandi Collezioni”. Un viaggio di percezioni e sensazioni allestito nelle tre sale, completamente rinnovate, situate al primo piano del Museo Licini.
Tre generazioni di artisti verranno esposti in mostra; grandi maestri, artisti mid-career e giovani talenti. La qualità della collezione Ghigi presenta nomi d’importanza intenzionale che hanno esposto le loro opere al MOMA, alla Tate ed in altri prestigiosi musei internazionali, inoltre in mostra ci saranno i due leoni d’oro delle ultime due edizioni della Biennale di Venezia (2017 e 2019).
 
Italia in-attesa

Palazzo Barberini, Roma
24 febbraio 2021 - 13 giugno 2021
Dal 25 febbraio al 13 giugno 2021 le Gallerie Nazionali, nella sede di Palazzo Barberini, presentano Italia in-attesa. 12 racconti fotografici, una mostra, curata da Margherita Guccione, Carlo Birrozzi, Flaminia Gennari Santori.

L’esposizione presenta i lavori fotografici di 12 autori, invitati a raccontare il vuoto e la sospensione nella vita ordinaria in un momento straordinario come la pandemia da Covid-19, sondando di volta in volta paesaggi urbani ed extra-urbani, siti e luoghi della cultura della Penisola, i loro stessi luoghi e gli spazi prossimi ad essi.
Le opere di Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge dialogano con spazi inediti di Palazzo Barberini raramente o mai aperti al pubblico, come la Sala Paesaggi, la Sala delle Colonne, la Serra, abitualmente esclusi dal percorso di visita, e il vasto ambiente delle Cucine Novecentesche, per la prima volta accessibile ai visitatori.
Le immagini prodotte spaziano tra diversi generi e generazioni, tra diverse modalità e tecniche, tra tradizione e sperimentazione. Obiettivo del progetto e della mostra, infatti, è quello di proporre un racconto corale e polifonico della situazione attuale, dando allo stesso tempo conto di come il lockdown e l’emergenza sanitaria possano aver influito sullo sguardo di alcuni dei principali narratori visivi italiani.
 
Money Money Money

Galleria Michela Rizzo (VE)
3.02.21 - 13.03.21
Money Money Money
Denaro, valore, speculazione

Nanni Balestrini, Francesco Jodice, Andrea Mastrovito, Fabio Mauri, Antoni Muntadas, Cesare Pietroiusti, Lucio Pozzi, Aldo Runfola e Ryts Monet

A cura di Elena Forin

La Galleria Michela Rizzo inizia il percorso espositivo del 2021 misurandosi con il concetto di ‘valore’ e con le sue tante declinazioni in termini di mercato, economia, immaginario, potere, tempo e denaro.
In questa prospettiva, Money Money Money è stata pensata per restituire un momento di riflessione e un’analisi trasversale su uno dei grandi snodi critici e tematici di questo tempo.
Tra le tante letture possibili, l’allestimento mette in evidenza alcuni gruppi di significato attorno ai quali è possibile misurarsi - dalla messa in scena del potere economico e politico, agli immaginari legati al denaro, fino all’opera d’arte e all’azione artistica nella sua presenza visiva, concettuale e di mercato.
La mostra prevede un percorso espositivo in cui artisti appartenenti a generazioni diverse e caratterizzati da ricerche, linguaggi e interessi anche profondamente distanti, si confrontano con questo ampio e variegato tracciato.
 
We can remember it for you wholesale


27 dicembre 2020 - 3 gennaio 2021
Francesco Jodice e The Cool Couple, HAPPY TOGETHER!, 51', still, 2020

We can remember it for you wholesale*, è un evento pensato dalla Galleria Michela Rizzo per i suoi amici e collezionisti, a cura di Recontemporary, spazio dedicato al linguaggio video e i new media. Si tratta di un viaggio digitale nel lavoro di Francesco Jodice, artista che parte dall’esperienza dei luoghi per analizzare i comportamenti sociali, economici e politici attraverso i linguaggi della comunicazione. Quattro opere differenti per geografia, anno di produzione, tecnica, e significati sono state selezionate e messe a disposizione “all’ingrosso” in unica pagina a tempo.

Un po’ come nell’omonimo racconto di Philip K. Dick, lo spettatore è portato a confrontarsi con un viaggio in cui i confini si annullano, le memorie diventano più di una, quattro opere d’arte vengono inserite in un unico spazio a creare una sola finestra, le geografie e le piante urbane non sono altro che un circuito digitale, e tutto può facilmente essere messo a disposizione grazie alla tecnologia.

We can remember it for you wholesale è un progetto a tempo. Accompagnati da un countdown che ci ricorda lo scadere di un’offerta, la pagina è una provocazione ma anche una riflessione sul tempo presente e la condizione che oggigiorno viviamo, nella convinzione di dare vita a un nuovo dialogo con amici, collezionisti e curatori con l’obiettivo di esplorare nuovi orizzonti insieme.

*letteralmente “Noi possiamo ricordarlo per te all'ingrosso", rimanda all’omonimo racconto di Philip K. Dick, Ricordiamo per voi, nel quale in un futuro prossimo esistono agenzie di viaggio in grado di innestare memorie, viaggi e avventure mai vissute e al risveglio percepirle come parte della propria memoria.
 
What We Want

Museu Nacional dos Coches, Lisbona (PT)
28 ottobre 2020 - 3 gennaio 2021
Apertura dell'Esposizione WHAT WE WANT di Francesco Jodice, organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con il Museu Nacional dos Coches di Lisbona.

Apertura dell'Esposizione dalle ore 18.00 alle 20.00 di mercoledì, 28 ottobre, alla presenza dell'artista Francesco Jodice e della curatrice Angela Tecce. Obbligo di mascherina nel rispetto delle regole in vigore della Direção-Geral da Saúde.

“What We Want” è il titolo di uno dei principali progetti di Jodice che inizia nel 1995 e continua ancora oggi con l’obiettivo di immortalare il cambiamento del paesaggio visto come proiezione dei desideri collettivi della società attuale. Nelle sue opere, Jodice coglie l’essenza di contesti urbani e sociali di circa 180 metropoli in cinque continenti.
In mostra a Lisbona viene esposta una selezione significativa di venti luoghi, insieme alla proiezione del primo film del 2006, della trilogia “Citytellers”, incentrato sulle nuove forme di urbanesimo e dedicato a São Paulo, in Brasile.

In questa mostra, che si apre con la mappa dei luoghi toccati da Jodice, il visitatore rivive il viaggio personalissimo dell’autore riflettendo sul ruolo sia artistico che sociale della fotografia e di come questa, insieme ad altre tecniche, “sia in grado di restituirci l’osservazione delle cose del mondo” (Francesco Jodice).

Il percorso espositivo, curato da Angela Tecce, storica dell’arte e membro del Comitato scientifico della Collezione Farnesina ed allestito dall’architetto Nadir Bonaccorso, si propone di rappresentare, alternando l’uso di diversi linguaggi (foto, video e installazione), l’idea di bellezza nell’era della globalizzazione.

Le immagini in mostra verranno accompagnate da una performance in cui l’artista, tramite un processo educativo ed artistico, coinvolge ragazzi preadolescenti a ricopiare a matita i testi di presentazione delle opere, da lui scritti prima di fotografare. I giovani, verranno invitati a trascrivere i testi senza correggere o cancellare gli eventuali errori, “in modo da rendere la nuova generazione cosciente di quanto sia grande, vario e contraddittorio il mondo che l’aspetta” (Angela Tecce)
 
Perìpatos

Spazio 21, Lodi
10 ottobre - 12 dicembre 2020
Parafrasando Walter Benjamin nel capitolo dedicato al flanêur nei Passagenwerk, possiamo dire che noi camminiamo per conoscere la nostra geografia. Camminare è una attitudine topologica biogeografica: in tempi storici ha rappresentato la forma simbolica di trasformazione dello spazio, l’atto creativo primario; in tempi moderni, svincolato da religione e letteratura, assume lo statuto di puro atto estetico. Cammino e sguardo sono elementi simpoietici: secondo Gilles Clément la nozione di paesaggio è “ciò che si trova alla portata del nostro sguardo […] ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di esercitare i nostri sensi all’interno di uno spazio investito dal corpo”. Gli sguardi diventano costruttori di spazi, fattori concreti di modificazione del contesto. “Dall’attività di camminare attraverso il paesaggio per controllare il gregge deriva una prima mappatura dello spazio, nonché quella attribuzione dei valori simbolici ed estetici del territorio, che porterà alla nascita dell’architettura e del territorio” ci dice Francesco Careri in Walkscapes. Nello stesso modo possiamo interpretare i percorsi dei pellegrini medioevali come atti performativi in azioni spazializzanti (Viviana Garavano - Paesaggi attivi): già solo attraversando uno spazio con lo sguardo, posso modificare l’ambiente, trasformare il mondo percependolo, quindi comunicandolo. Nietzsche camminava molto attraverso i boschi e aveva “fantastici colloqui con se stesso” ma non lo faceva per ritrovarsi, per conquistare un sé autentico, ma come corpo che cammina in un flusso di vita immemorabile senza nome e senza storia. Possiamo riconoscere nel ‘900 due tendenze nell’idea di cammino: vagare come valore perturbante che porta verso la coscienza e vagare come perdita, come negazione di presenza; da queste due matrici si sviluppano azioni estetiche differenti all’interno delle avanguardie storiche. Le escursioni nei luoghi banali dei dadaisti nella consapevolezza dell’azione, con la coscienza di “non fare nulla”, i percorsi erratici in territori naturali dei surrealisti in una “esplorazione ai confini tra la vita cosciente e la vita da sogno”, la deriva dei situazionisti che intende investigare gli effetti psichici che il contesto urbano agisce sull’individuo, si muovono tra questi due poli di presenza e assenza nell’azione del camminare. Attraversando storicamente: il percorso come rito della religione, il percorso come narrazione delle forme letterarie, il percorso sacro come forma di redenzione, il pellegrinaggio come remissione dei peccati, la processione come forma di esaltazione, concettualmente il cammino arriva nella contemporaneità come atto estetico essenziale, declinato da più artisti di diverse generazioni, la cui pratica di incorporazione del pensiero nel cammino ha raggiunto punti di sofisticazione e rarefazione estetica molto alti. Da questo nasce l’idea di questa mostra che vuole raccogliere le diverse esperienze di pratica estetica dell’atto di deambulare nelle diverse interpretazioni che questa pratica genera anche a livello materiale. Produrre un lavoro artistico legato al cammino può sostanziarsi in una azione, un ricordo, un disegno, un dipinto, una foto, un video, una raccolta di materiali o addirittura in una mancanza. Tutti gli artisti in mostra si esprimono attraverso il cammino in modo diverso e con esiti differenti ma con uno sguardo che si fa costruttore di spazi: lo sguardo diviene progettista in un percorso di trasformazione permanente, all’interno del superamento della dicotomia tra naturale e artificiale, ma con la certezza che umani, animali, vegetali, minerali ed esistenze immateriali “siamo una unica forma di vita” che evolve in modo interdipendente e aperto.
 
Camminata lungo l’opera a cura di Carlo Orsini FRANCESCO JODICE - QUI

Rogoredo (MI)
11 ottobre 2020
La Galleria Michela Rizzo ha piacere di invitarvi a una passeggiata, a cura di Carlo Orsini, alla scoperta della nuova installazione di Francesco Jodice, Qui, nel quartiere di Rogoredo-Santa Giulia a Milano.
L’opera si sviluppa per più di 300 metri di lunghezza e si compone di circa 60 fotogra e scattate dall’artista che documentano gli scorci e i volti del quartiere milanese. Le fotogra e sono divise in sei sequenze che alternano dagli esterni (le architetture) agli interni (salotti e sale da pranzo), dai ritratti di gruppo (di classe, di squadra) a quelli individuali, dai dettagli alle super- visioni d’insieme (ancora le grandi panoramiche del quartiere), descrivendo da molteplici punti di vista un’unica e quotidiana realtà. Il progetto, voluto da Lendlease e da Risanamento, con la direzione artistica di Sky Arte e ArtsFor, abbellisce i recinti del cantiere di Spark One, all’interno del quale sorgerà il primo edificio del nuovo business district di Milano Santa Giulia.
 
ASSEMBRAMENTI

Galleria Michela Rizzo, Venezia
13.06.20
Un grande evento collettivo che vedrà riuniti numerosi artisti in un percorso espositivo composito ed eterogeneo, con l'intento di trovare l'energia necessaria per ripartire.

Prenotazione obbligatoria, specificare la fascia oraria di preferenza scrivendo a: info@galleriamichelarizzo.net
 
Happy Together!

Milano Digital Week / https://www.milanodigitalweek.com/happy-together
30 maggio 2020 - ore 17.00/18.00
Milano Digital Week

Happy Together!
Francesco Jodice / The Cool Couple
30.05.20, 17.00-18.00

a cura di ArtsFor e Triennale Milano


Happy Together! è una conversazione sullo spazio fisico e su quello virtuale tra gli artisti visivi Francesco Jodice e The Cool Couple (Niccolò Benetton & Simone Santilli). Quale spazio decidiamo di abitare e quali traslazioni culturali implica l’epoca dell’isolamento forzato sulla concezione individuale dei luoghi e delle dimensioni dove decideremo di vivere? Partendo da esperienze personali ed immersive nei paesaggi e nelle metropoli del gaming, gli autori discutono sulla nuova e ampliata verosimiglianza e fruibilità dello “stare” nel paesaggio virtuale, del vivere nel gioco. Nel 1971 l’architetto metabolista giapponese Kishō Kurokawa definiva la sua Nagakin Capsule Tower con queste parole. «La capsula è un'architettura cyborg. L'uomo, la tecnologia e lo spazio costruiscono un nuovo corpo organico, l'architettura d'ora in avanti assumerà il carattere di apparecchiatura.» Jodice e The Cool Couple discuteranno della “gamificazione del quotidiano”, parlandone “dall’interno” e cioè raccontandoci della possibilità di cercare una moderna forma della felicità all’interno del paesaggio-panorama dei mondi virtuali e video-ludici.

L’incontro, intitolato “Happy Together!” è organizzato in collaborazione con Triennale Milano nell'ambito della Milano Digital Week e di Triennale Decameron.

L’evento sarà visibile in diretta sui seguenti canali:
- home page Milano Digital Week - http://www.milanodigitalweek.com/
- pagina Milano Digital Week dedicata all’evento - https://www.milanodigitalweek.com/happy-together
- pagina Facebook Milano Digital Week: https://www.facebook.com/MilanoDigitalWeek/

L’incontro sarà introdotto alle 17.00 da una conversazione in diretta tra Lorenza Bravetta, membro del Comitato Scientifico di Triennale Milano, e Simone Santilli, The Cool Couple, sul canale Instagram di Triennale Milano, a seguire, alle 17.15, da un multiplayer online gli avatar dei tre artisti interagiranno tra loro direttamente “dentro un videogioco” sui canali Facebook di Triennale Milano e di Milano Digital Week.
 
Borders

Gazelli Art House, Londra
25 aprile- 31 maggio 2020
Francesco Jodice, Morocco Affair, film, 22', Oujda, 2004

"Dove si inseriscono i confini in questo vasto mondo interconnesso, qual è il loro vero scopo e come potrebbero cambiare nel mondo dopo Covid-19? Ci separano o ci aiutano ad appartenere?"

Con i suoi spazi fisici chiusi, il lavoro di Gazelli Art House continua online. Il 24 aprile, la galleria lancerà la sua mostra online "Borders", ospitata per la prima volta interamente in digitale dalla galleria, con opere rivoluzionarie di artisti tra cui Aziz + Cucher, Francesco Jodice e Kalliopi Lemos. La mostra affronta temi tra cui la crisi europea dei rifugiati e gli effetti destabilizzanti della globalizzazione, evidenziando la natura contestata dei confini in un momento di rinnovata crisi globale e disuguaglianza.

La mostra ospiterà un'opera video tridimensionale di ogni artista. Questi includono Aziz + Cucher's In Some Country Under a Sun and Some Clouds (2012), un'installazione video a quattro canali commissionata originariamente dal Museo d'Arte di Indianapolis che utilizza una combinazione di tecniche di performance e video per affrontare le conseguenze psicologiche del conflitto e
Dislocamento. The Morocco Affair(2004) di Francesco Jodice è formato da una serie di 82 ritratti di case vacanza europee in Marocco. Necklace in Time(2020) di Kalliopi Lemos e della collaboratrice Nancy Atakan vede le due donne indossare pesanti collane dorate adornate con gioielli colorati che rimandano a disegni ottomani; gli artisti rimuovono i gioielli e li sostituiscono con parole ricamate che riflettono le loro esperienze di nascita, amore, amicizia e matrimonio.



 
Re-Index Space and Time during Isolation

Galleria Michela Rizzo, Venezia / http://reindex.galleriamichelarizzo.net/
9 marzo 2020 - fine isolamento
Re-Index Space and Time during Isolation: http://reindex.galleriamichelarizzo.net/

Poco dopo l’inizio della quarantena, la Galleria Michela Rizzo ha sentito la necessità di creare un gruppo di lavoro per analizzare il momento storico della pandemia.

Gli artisti Matthew Attard, Francesco Jodice, Ryts Monet, Antoni Muntadas, David Rickard, Alessandro Sambini e Mariateresa Sartori, i curatori Elena Forin e Denis Isaia, la web designer Simona Bariselli si sono incontrati su Skype ogni settimana insieme a Michela Rizzo per confrontarsi sulle urgenze di questo momento così drammaticamente eccezionale e inaspettato.

É nato così Re-Index, un sito internet, lanciato venerdì 17 aprile 2020, che raccoglie testi, opere e testimonianze video dei partecipanti dando vita a riflessioni e visioni condivise, proposte, analisi e discussioni.

Da questi incontri nel contesto della reclusione, sono nate innanzitutto delle domande: che effetto ha l’isolamento sui linguaggi artistici? E qual è l’impatto sulle visioni e sullo sviluppo degli immaginari? Quali canali sono possibili e quali (o chi) sono i destinatari del lavoro artistico? E infine, che natura hanno lo spazio e il tempo nell’isolamento?

Re-Index è un tentativo di dare delle risposte a questi interrogativi attraverso il lavoro artistico, la riflessione critica, le modalità di condivisione dei progetti, la comunicazione e l’avvicinamento tra le varie figure del mondo dell’arte.
Per rendere possibile la fruizione di questa mappa trasversale di idee e contributi, Re-Index ha preso la forma di un sito internet strutturato come l’indice di un libro.
I vari capitoli raccolgono i contenuti sviluppati all’interno di questo dibattito ma la struttura di Re-Index resta aperta all’introduzione di nuovi paragrafi fino alla fine della quarantena: questa è una storia che stiamo scrivendo e che quotidianamente può comporre nuovi panorami, soluzioni e prospettive.




 
QUI.

Cesate Spark One - Milano Rogoredo / Santa Giulia
14 dicembre 2019 - 13 dicembre 2020
Ritratti di classe, Istituto ITSOS, II E, 2019

"Nel progetto realizzato sul quartiere Rogoredo / Santa Giulia desideravo restituire un ritratto fotografico del paesaggio sociale che stavo incontrando. Per paesaggio sociale intendo il sistema di relazioni che lega Pietre e Persone in un’unica visione indivisibile. Credo che il risultato sia una “Fotografia-Mondo” della comunità e del territorio composta da diverse serie di lavori tra le quali i ritratti di classe, le visioni urbane, un erbario urbano, i citofoni di quartiere e via discorrendo.
Nel mio intento il visitatore di questa mostra di quartiere non dovrebbe soffermarsi sulle singole immagini quanto piuttosto passeggiare con esse, seguire la mostra- filamento nella sua interezza e guardarla nell’insieme come un racconto per immagini che parla del quartiere e si dispiega lungo di esso più o meno come le narrazioni storiche che si realizzavano per le colonne celebrative o le sequenze di fregi e metope sui frontoni dei templi. In quei casi si celebravano retoricamente vittorie e successi di re, imperatori e condottieri, invece in questo progetto si celebra il rito della normalità e della quotidianità della vita di un quartiere di Milano. Inoltre desideravo ritrarre il quartiere tanto quanto desideravo renderlo partecipe. Abbiamo coinvolto una scuola di cinema e fotografia e lavorando con gli studenti abbiamo cercato di fornire loro anche alcuni strumenti per meglio capire il senso e le derive del linguaggio fotografico contemporaneo. Abbiamo inoltre fotografato le persone del quartiere allestendo dei set per il ritratto urbano e le abbiamo poi invitate a “rivedersi” nella mostra. Queste ed altre strategie simili hanno l’intento di condurre la mostra fotografica oltre la dimensione della sola fruizione e di concepire il progetto come un’opera aperta alla quale tutti partecipano, in linea con il mio modo di pensare la pratica dell’arte come una poetica civile partecipata."

Francesco Jodice
 
The Quest for Happiness - Italian Art Now

Serlachius Museums
26 ottobre 2019 - 29 marzo 2020
Atlante, film, HD, 9min, 2015

The Quest for Happiness - Italian Art Now presenta una selezione dei più interessanti artisti contemporanei italiani seguendo il filo rosso della ricerca della felicità. La maggior parte di loro espone in Finlandia per la prima volta.

Per molti degli artisti, creatività ed energia sono state la risposta alla crisi economica e politica che ha colpito l'Italia nel 2008, così come l'intero mondo occidentale. Dopo un decennio di stravolgimenti geopolitici, la felicità è diventata un valore di importanza crescente e un soggetto molto diffuso in numerosi settori: realizzazione personale, contesti lavorativi, ricerche accademiche, consumi e tutela dell'ambiente, solo per citarne alcuni.

Gli artisti della mostra presentano attraverso le loro opere un'interpretazione caleidoscopica del concetto odierno di felicità, toccando temi chiave come la spiritualità e il materialismo, la famiglia e le comunità, tempo e natura, storia e identità, politica e libertà, sentimenti e tecnologie. La mostra offre la possibilità di indagare sul significato della felicità nell'arte contemporanea dal punto di vista di artisti italiani emergenti e mid-career che hanno sperimentato già una delle più gravi crisi politiche, economiche e sociali delle ultime generazioni.

Yuri Ancarani, Silvia Camporesi, Loris Cecchini, Federica Di Carlo, Goldschmied & Chiari, Francesco Jodice, Marzia Migliora, Matteo Montani, Okkult Motion Pictures (Alessandro Scali & Marco Calabrese), Federico Pietrella, Pietro Ruffo, Marinella Senatore, Federico Solmi e ZimmerFrei: 14 artisti dal Nord al Sud Italia che hanno realizzato opere con una varietà di tecniche (pittura, disegno, scultura, fotografia, performance, installazione, video, nuovi media) a formare un ampio e inedito panorama della produzione italiana di arte contemporanea degli ultimi anni, lontano dai cliché all’estero.

La mostra è a cura di Maria Stella Bottai, Lorella Scacco e Pirjo Immonen.
 
Pompei e Santorini: l'eternità in un giorno

Scuderie del Quirinale, Roma
11 ottobre 2019 - 6 gennaio 2010
A great disturbance in the palace, video installazione, tre schermi sincronizzati, HD, 5min, 2019

Pochi avvenimenti hanno marcato la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei nel 1748: quasi 1700 anni prima la pioggia di cenere e lapilli provocata dall’eruzione del vulcano conservò l’antico centro urbano e la complessità della sua vita quotidiana.    Mai come prima di allora è stato possibile leggere la vita degli antichi, rapportandola agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica, analizzando i complessi intrecci sociali di una città così antica. Una nuova visione del passato, composta dallo stupore per la riscoperta e dallo sgomento per la catastrofe eruttiva, ha contribuito a fare di Pompei il sito archeologico più importante al mondo. Pochi avvenimenti hanno marcato la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei nel 1748: quasi 1700 anni prima la pioggia di cenere e lapilli provocata dall’eruzione del vulcano conservò l’antico centro urbano e la complessità della sua vita quotidiana.    Mai come prima di allora è stato possibile leggere la vita degli antichi, rapportandola agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica, analizzando i complessi intrecci sociali di una città così antica. Una nuova visione del passato, composta dallo stupore per la riscoperta e dallo sgomento per la catastrofe eruttiva, ha contribuito a fare di Pompei il sito archeologico più importante al mondo. L’eruzione non causò solo il crollo delle case, ma di un'intera epoca, seppellendola letteralmente sotto svariati metri di materia vulcanica.
La mostra propone un confronto straordinario e inedito fra i due siti antichi, accumunati da un’identica fine. Due interi insediamenti umani furono seppelliti dalle eruzioni, con i loro ideali, il loro credo, le loro culture. Il tema della catastrofe e della rinascita accompagnerà i visitatori in un sorprendente percorso a ritroso nel tempo che li immergerà nella Storia, nella Sorpresa e nel Buio, nella Bellezza.
 
Da Guarene all’Etna 2019

Palazzo Re Rebaudengo - Guarene d’Alba
21 settembre -10 novembre 2019
A vent’anni esatti dalla prima mostra realizzata a Taormina nel dicembre 1999, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino celebra questo lungo ciclo di mostre che ha contraddistinto in maniera significativa ben quattro lustri di ricerca fotografica in Italia con una nuova esposizione dal titolo emblematico Da Guarene all’Etna 2019, Boiling Projects. In esposizione i lavori di venticinque artisti che nel 1999 erano considerati “emergenti”, e che oggi figurano come riferimenti per le generazioni più giovani.
Da allora la fotografia in Italia ha percorso molte strade, fra loro anche assai diverse, ampliando gli orizzonti e soprattutto il senso che all’immagine oggi si vorrebbe dare.
 
Il Corsaro Nero e la vendetta del Gavi

Forte di Gavi
30 maggio - 7 settembre 2019
A cura di Ilaria Bonacossa

Polo Museale del Piemonte e il Forte di Gavi in collaborazione con Fondazione La Raia – arte cultura territorio presentano Il Corsaro Nero e la vendetta del Gavi, il nuovo progetto di Francesco Jodice nato da un anno di ricerca sul paesaggio, la storia culturale e sociale del Gavi.
Nelle sue ricerche si è imbattuto nel lavoro di Angelo Francesco Lavagnino (Genova 1909 - Gavi 1987), un importante compositore classico, tra i padri della colonna sonora del cinema italiano, che scelse Gavi come sua terra d’elezione.
Le opere in mostra sono il risultato della sovrapposizione di due mondi: uno reale, l’altro fantastico. Fotografie-sculture che nel loro insieme sembrano trasformare il Gavi nel set immaginario di un film popolato da cowboy, vampiri, figure mitologiche e donne seducenti. Jodice, attraverso un’operazione di collage pop e low-fi, trasfigura il paesaggio del Gavi in luoghi onirici e indimenticabili.
Il suo lavoro si compone di una mostra fotografica creata per e con il Forte di Gavi Polo Museale del Piemonte, una performance musicale - nata dall’interesse di Jodice per le musiche di Lavagnino, che lo hanno portato ad attivare una collaborazione con il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova e il Corpo musicale “Romualdo Marenco” di Novi Ligure composto da 45 elementi - e un’installazione presso l’azienda agricola La Raia, sede di Fondazione La Raia.
 
RIVOLUZIONI

Fotografia Europea 2019 - Reggio Emilia
12 aprile - 9 giugno 2019
Rivoluzioni, film, HD, 25min, 2019


Il 17 Giugno 1989 Francis Fukuyama menziona per la prima volta l'espressione Fine della Storia per indicare il termine sopraggiunto degli eventi generati dagli uomini.

Secondo questa teoria tutti gli avvenimenti successivi a questo punto della storia sono ripetizioni circolari di eventi già avvenuti.

Il Futuro è finito.

Lo stesso giorno l'agenzia spaziale cinese lancia segretamente la sonda Kaiju 2.

Intento della missione: raggiungere il bordo di un buco nero, la soglia dove il tempo si ferma, la luce si spegne e tutta la materia collassa.

Scopo: vedere cosa c’è dall’altra parte.

Questo filmato è l'ultimo messaggio inviato dalla sonda Kaiju 2 due prima di scomparire all'interno del buco nero.
 
FINI & CONFINI

Museo del Paesaggio
23 febbraio - 18 maggio 2019
Il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto, seguendo il programma inaugurato lo scorso anno di aprire una sezione stabilmente dedicata alla fotografia contemporanea, presenta nel suo primo appuntamento del 2019, una grande mostra di carattere internazionale sul tema Paesaggio-Territorio.
Le opere provengono da una collezione privata italiana molto importante; costruita con un paziente lavoro in oltre trent’anni di approfondimento critico su alcuni filoni della ricerca artistica americana ed europea, è prevalentemente composta da opere fotografiche che coprono l’intero arco storico della vita della fotografia, dalla data della sua invenzione ad oggi, con un particolare addensamento riferito al periodo che, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, arriva sino alla contemporaneità.
Accanto alle opere fotografiche e in dialogo con le stesse, essa comprende un nucleo di opere pittoriche, grafiche e di sculture.
La collezione evidenzia l’energia e la fecondità di una presenza carsica del concettuale che dagli inizi del ‘900 scardina e decostruisce gli stereotipi dell’immaginario societario capitalistico, aprendo a nuove istanze di armonie, a inusitati spazi di pensiero, azione e linguaggi per significarli.
Paesaggio-Territorio. Attorno a questo binomio si è giocata nella storia dell’arte una battaglia delle idee che ha visto prevalere il Paesaggio come visione addomesticata del Territorio, spazi confinati della vita civile che ideologicamente fondono il bello e l’utile. Se oggi la nostra idea di Paesaggio tende ad esaurire ciò che riteniamo notevole, ed esclude tutto il resto, e cioè un Territorio pesantemente piagato dalla corsa cieca di un progresso vocato al fine del profitto, l’arte ci invita a scoprire le ragioni della disfatta della ragione, e propone motivi di riflessione intorno ai modi attraverso i quali il pensiero dominante ha creato il mito moderno del Paesaggio, ottundendo la nostra capacità di vedere le cose così come sono, e di immaginare un futuro diverso.
Sposando contro il Paesaggio il concetto di Territorio, inteso come spazio totale, aperto e socialmente disponibile, la mostra intende rendere evidenti i limiti, i confini, entro i quali il nostro immaginario di vita, la nostra stessa vita, si sono rinchiusi e sclerotizzati.
Un insieme di 240 opere d’arte moderna e contemporanea, con 211 artisti rappresentati.

Artisti in mostra: Berenice Abbott, Vito Acconci, Vincenzo Agnetti, Laure Albin Guillot, Darren Almond, Adriano Altamira, Shusaku Arakawa, David Askevold, Eugene Atget, Matteo Attruia, Eugène Baldus, Giacomo Balla, Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Yto Barrada, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Bernd e Hilla Becher, Bill Beckley, Gianni Berengo Gardin, Jordi Bernadò, Antonio Biasucci, Lapo Binazzi (UFO), Ilse Bing, Renato Birolli, Brassaï, Renè Burri, Luca Campigotto, Victoria Campillo, Silvia Camporesi, Robert Capa, Cioni Carpi, Nicola Carrino, Vincenzo Castella, Enrico Cattaneo, Henry Cartier-Bresson, Emanuele Cavalli, Giuseppe Cavalli, , Chevoin Studio, Giovanni Chiaramonte, Velio Cioni, Pierre Cordier, Claudio Costa, Mario Cresci, Edward Sheriff Curtis, Roger Cutforth, Eugène Cuvelier, Joseph Dankowski, Mario De Biasi, Fernando De Filippi, Ger Dekkers, Françoise Demulder, Enrico Maria De Paris, Paola De Pietri, Walter Dexel, Philip-Lorca Dicorcia, Henry Dixon, František Drtikol, William Eggleston, Olafur Eliasson, Peter Henry Emerson, Studio Esposito, Walker Evans, Gilbert Fastenaekens, Claude-Marie Ferrier, Franco Fontana, Lucio Fontana, Joan Fontcuberta, Robert Frank, Leonard Freed, Francis Frith, Hamish Fulton, Mario Gabinio, Alberto Garutti, Gèrard Gasiorowski, Nancy Genn, Jochen Gerz, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani, William Guerrieri, Franco Guerzoni, Guido Guidi, Heinz Hajek-Halke, Paul e Prosper Henry, Lewis Hine, Matthias Hoch, Marta Hoepffner, Candida Höfer, Jenny Holzer, Eikoh Hosoe, Peter Hutchinson, Axel Hütte, Adriana Iaconcig, Paolo Icaro, Emilio Isgrò, William Henry Jackson, Lotte Jacobi, Magdalena Jetelovà, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Allan Kaprow, Peter Keetman, William Klein, Milan Knížák, Joseph Kosuth, Germaine Krull, Ugo La Pietra, Ketty La Rocca, Gustave Le Gray, Barbara e Michael Leisgen, Richard Long, Urs Lüthi, Man Ray, Werner Mantz, Piero Manzoni, Donald Mc Cullin, Michele Manzini, Taji Matsue, Franco Mazzucchelli, Cèsar Meneghetti, Joel Meyerowitz, Duane Michals, Nino Migliori, Boris Mikhailov, Tina Modotti, Carlo Mollino, Paolo Monti, Jean Moral, Ennio Morlotti, Ugo Mulas , Antoni Muntadas, Edward Muybridge, Nadar , Mario Nanni, NASA, Walter Niedermayr, Arnold Odermatt, Luigi Ontani, Dennis Oppenheim, Ubaldo Oppi, Timothy O’Sullivan, Gina Pane, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Martin Parr, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Gianni Pettena, Cesare Peverelli, Fabrizio Plessi, Anne e Patrick Poirier, Lucio Pozzi, Enrico Prampolini, Achille Quinet, Francesco Radino, Albert Renger-Patzsch, Alexander Rodchenko, Franz Roh, Romolo Romani, Thomas Ruff, Edward Ruscha, Sebastião Salgado, Alessandro Sambini, Guido Sartorelli, Jan Saudek, Eberhard Seeliger, Flip Schulke, Kateřina Šedá , Allan Sekula, Vittorio Sella, Skeen Studio, Mario Sironi, Michele Spanghero, Stephen Shore, Sandy Skoglund, Aaron Siskind, Robert Smithson, Atanasio Soldati, Sacha Sosno, Otto Steinert, Josef Sudek, Maurice Tabard, Aldo Tagliaferro, Franco Vaccari, Ger van Elk, Ruud van Empel, Bernar Venet, Massimo Vitali, Peter Vogel, Wilhelm von Gloeden, Wolf Vostel, Franz Herald Walther, Carleton Watkins, Weegee, William Wegman, Wim Wenders, Edward Weston, Joel Peter Witkin, Silvio Wolf, Marco Zanta.
 
L'ITALIA DEI FOTOGRAFI

MUSEO M9 DEL '900, Venezia
22 dicembre 2018 - 16 giugno 2019
Sabato 22 dicembre 2018 apre al pubblico L’Italia dei fotografi. 24 storie d’autore, prima mostra temporanea di M9. Organizzata da Casa dei Tre Oci – Civita Tre Venezie, l'esposizione è ospitata al terzo piano del Museo fino al 16 giugno 2019.

A cura di Denis Curti, la mostra propone oltre 230 immagini di formati diversi, a colori e in bianco e nero, scattate da 24 grandi fotografi italiani che raccontano così il Paese nel corso del ’900, in una sorta di ideale continuazione con la narrazione multimediale della mostra permanente sul XX secolo e sulle sue trasformazioni ospitata nei primi due piani del Museo M9.

I fotografi presenti con un loro specifico progetto sono: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Luca Campigotto, Lisetta Carmi, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Mario De Biasi, Franco Fontana, Maurizio Galimberti, Arturo Ghergo, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Nino Migliori, Riccardo Moncalvo, Ugo Mulas, Fulvio Roiter, Ferdinando Scianna, Tazio Secchiaroli, e Massimo Vitali.

L’esposizione è completata da un vasto archivio documentario dedicato agli autori, formato da una selezione di circa 100 libri in libera consultazione e da un ricco palinsesto di video-interviste e documentari.
La mostra sarà inoltre accompagnata da un intenso programma di eventi collaterali.
 
FUTURUINS

PALAZZO FORTUNY, Venezia
19 dicembre 2018 – 24 marzo 2019
Oltre 250 opere di cui 80 dal Museo Statale Ermitage, dall’antichità all’arte contemporanea, per riflettere sul senso e sui significati delle rovine; sulla costruzione del futuro, attraverso la consapevolezza dell’imprescindibile legame con il passato. Dalla collaborazione tra la Città di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo – rafforzata dagli accordi siglati negli scorsi anni e dalla presenza di “Ermitage Italia” nella città lagunare – è nato su proposta di Dimitri Ozerkov il progetto espositivo “Futuruins” che, dal 19 dicembre 2018 al 24 marzo 2019 a Palazzo Fortuny. La mostra riflette sul tema della rovina: allegoria dell’inesorabile scorrere del tempo, sempre incerta e mutevole, contesa com’è tra passato e futuro, vita e morte, distruzione e creazione, tra Natura e Cultura. L’estetica delle rovine è elemento cruciale nella storia della civiltà occidentale. La rovina simboleggia la presenza del passato ma contemporaneamente contiene in sé la potenzialità del frammento: un lacerto che ci arriva dall’antichità, ricoperto dalla patina del tempo, per i suoi risvolti culturali e simbolici diventa anche valida “pietra di fondazione” per costruire il futuro. Essa viene dal passato, conferisce ricchezza di senso al presente, dona consapevolezza ai progetti futuri. Le oltre 250 opere provenienti dai Musei Civici veneziani e dal Museo Statale Ermitage, oltre che da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali, illustrano i molteplici significati assunti dalle rovine attraverso i secoli: dai resti architettonici e scultorei delle civiltà greco–romana, egizia, assiro-babilonese e siriana, all’arte contemporanea che guarda alle rovine fisiche e morali della società attuale. Rovine delle sue architetture, di città e periferie, ma anche di uomini e idee, frutto del tempo, dell’incuria, della degenerazione, di tragedie naturali o politiche come guerre e terrorismo. Tale percorso contemporaneo si apre con la straordinaria installazione ambientale di Anne et Patrick Poirier, seguita dalle opere di Acconci Studio, Olivio Barbieri, Botto & Bruno, Alberto Burri, Sara Campesan, Ludovica Carbotta, Ugo Carmeni, Lawrence Carroll, Giulia Cenci, Giacomo Costa, Roberto Crippa, Lynn Davis, Giorgio de Chirico, Federico de Leonardis, Marco Del Re, Paola De Pietri, Jean Dubuffet, Tomas Ewald, Cleo Fariselli, Kay Fingerle, Maria Friberg, Luigi Ghirri, Gioberto Noro, John Gossage, Thomas Hirschhorn, Anselm Kiefer, Francesco Jodice, Wolfgang Laib, Hiroyuki Masuyama, Jonatah Manno, Mirco Marchelli, Steve McCurry, Ennio Morlotti, Sarah Moon, Margherita Muriti, Claudio Parmiggiani, Lorenzo Passi, Fabrizio Prevedello, Dmitri Prigov, Judit Reigl, Christian Retschlag, David Rickard, Mimmo Rotella, Anri Sala, Alberto Savinio ed Elisa Sighicelli. In linea con la tradizione delle mostre al Fortuny, sono presenti anche una serie di lavori appositamente ideati per “Futuruins” che offrono nuovi stimoli alla riflessione sul presente: le opere di Franco Guerzoni, Christian Fogarolli, Giuseppe Amato, Renato Leotta e Renata De Bonis. Tra i due poli temporali della mostra, ci sono capolavori trasversali – dipinti, sculture, arti applicate, opere grafiche – a suggerire i grandi temi trattati. Numerosi sono stati selezionati nelle raccolte veneziane – dalle meduse di Arturo Martini e Franz von Stuck ai ruderi notturni e infuocati di Ippolito Caffi e alle ceramiche urbinati con i temi della genesi e della morte – altri provengono da musei e collezioni private e più di 80 sono le opere prestate dal Museo Statale Ermitage, con lavori, tra gli altri, di Albrecht Dürer, Monsù Desiderio, Giovanni Paolo Pannini, Jacopo e Francesco Bassano, Parmigianino, Veronese, Jacob van Oost il Vecchio, Arturo Nathan, Alessandro Algardi. La necessità di lavorare sui concetti evocati delle rovine è evidente anche alla luce della storia recente, caratterizzata da guerre in cui spicca l’aspetto iconico e simbolico (il crollo delle Torri gemelle, la devastazione del museo di Baghdad, Palmira…) e dai sempre più estremi cambiamenti climatici del nostro pianeta.

Mostra promossa con Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
In collaborazione con Ermitage Italia
A cura di Daniela Ferretti, Dimitri Ozerkov con Dario Dalla Lana


 
NUOVA TERRAFERMA

Palazzo Grillo
29 novembre 2018 - 06 gennaio 2019
Dal 29 novembre 2018 al 6 gennaio 2019 Palazzo Grillo di Genova ospita la mostra di Francesco Jodice “Nuova Terraferma”, un progetto realizzato a partire dal 2013 sul porto di Genova.
Durante le opere di ampliamento e modificazione di Calata Bettolo, l’artista Francesco Jodice è intervenuto a più riprese con sopralluoghi e letture fotografiche, il cui risultato sono quattro capitoli visivi che raccontano la nascita di una Nuova Terraferma, frutto della sedimentazione di tracce preesistenti e future. La mostra e il libro fotografico restituiscono la nascita di un nuovo paesaggio fisico e culturale dentro la città di Genova.


“In casi come questo corri il rischio di essere vinto dal folclore della bellezza dei porti, soprattutto i porti come Genova che hanno un rapporto visivo con la parte storica della città. La mia metodologia è sempre la stessa: mi concentro sulla lettura degli indizi, sia quelli visivi che
quelli intercettati durante lo studio della letteratura sul territorio. Ho pensato così di creare quattro
cataloghi di immagini, quattro capitoli che corrispondono ad altrettante storie: i ritratti di chi lavora all’interno di questo immenso cantiere; un capitolo di fotografie topografiche che documenta la
trasformazione del territorio; un lavoro di still life che repertizza in modo scientifico alcuni oggetti emersi dai fondali; e infine una sequenza in bianco e nero che guarda alle nuove terre emerse come si trattasse di una fotografia lunare, marziana, evocando il linguaggio delle prime fotografie di un pianeta alieno.
In questo quarto capitolo che ho chiamato Man on the moon per la prima volta mi sono trovato a
fotografare in bianco e nero, non perché volessi dare una visione nostalgica ed evocativa delle terre emerse ma perché è così che mi sono sentito: come Armstrong e Aldrin, un membro dell’equipaggio dell’Apollo 11”.

L’esposizione e il libro fotografico, edito da Sagep editori, sono stati realizzati grazie al contributo di Villa Montallegro, con il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova e Confindustria Genova.
 
PRADO 1819 - 2019 un lugar de memoria

MUSEO DEL PRADO, Madrid
19 novembre 2018 - 10 marzo 2019
Dal momento in cui il Museo Reale è stato inaugurato il 19 novembre 1819 con fondi provenienti da collezioni reali, questa istituzione è diventata uno dei principali depositari della memoria pittorica occidentale, un punto di riferimento fondamentale per la cultura spagnola e motivo di orgoglio collettivo. Duecento anni dopo la sua fondazione, il Museo del Prado riflette su tutto questo e lo condivide con i suoi visitatori in un format espositivo che per quasi quattro mesi convertirà le sue stanze A e B in un ricco centro di interpretazione del suo sviluppo e significato storico.

A cura di Javier Portus, curatore capo della pittura spagnola del Prado (fino al 1700) e con le sue stesse parole, la mostra "propone un percorso cronologico attraverso l'evoluzione del museo, che è un criterio per sottolineare la ragione per cui il museo è un istituzione viva e particolarmente permeabile alle oscillazioni storiche del paese. Tra i fatti che sono stati presi come punto di riferimento principale sono la consapevolezza del patrimonio spagnolo, il modo in cui il dialogo dell'istituzione con il suo pubblico e la società è stato risolto, la riflessione che hanno avuto il museo in alcuni momenti critici di questi due secoli di storia nazionale, i criteri che hanno guidato l'arricchimento della sua collezion, lo sviluppo della storia dell'arte come disciplina umanistica, l'impatto che hanno avuto il museo e la sua collezione sull'arte e gli artisti del diciannovesimo e ventesimo secolo o i contenuti simbolici che sono stati associati all'istituzione “.

Quindi, il viaggio cronologico è articolato in otto fasi attraverso le quali viene mostrato come l'istituzione abbia sviluppato la propria personalità, che a sua volta è stata un riflesso dell'evoluzione storica del paese. Tra gli argomenti trattati, l'importanza del museo come spazio di riflessione e ispirazione per le successive generazioni di artisti nazionali e internazionali, rappresentata dalle opere di Renoir, Manet, Chase, Sargent, si distingue per la sua rilevanza artistica. Arikha o Pollock, tra gli artisti stranieri, e di Rosales, Saura e, molto singolarmente, Picasso, tra i cittadini. Il tour illustra anche, usando ogni genere di documenti e rappresentazioni di opere d'arte in ogni caso, gli alti e bassi istituzionali del Prado; il modo in cui le loro collezioni sono cresciute e la varietà di formule che sono state utilizzate per questo; i criteri di organizzazione ed esposizione della collezione; il modo in cui è stata assunta la promozione di studi storico-artistici; e le forme attraverso cui ha modellato la sua vocazione pedagogica e è stato espresso il suo rapporto con la società.

La mostra ha un totale di 168 opere originali, di cui 134 fanno parte delle proprie collezioni e le restanti 34 sono ricevute in prestito da varie istituzioni nazionali e internazionali - USA, Francia, Ungheria, Regno Unito, Israele, Germania e Russia - creare un contesto che aiuti a comprendere il Museo del Prado in relazione alle tendenze generali nella politica del patrimonio europeo e a mostrare alcuni dei termini di dialogo che gli artisti contemporanei hanno mantenuto con l'istituzione.
 
POST WATER

MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, Torino
25 ottobre 2018 - 17 marzo 2019
Il Museo Nazionale della Montagna di Torino presenta la mostra Post-Water, a cura di Andrea Lerda: un percorso narrativo e semantico sul tema dell’acqua che include i lavori di circa venti artisti internazionali, assieme a un nucleo di fotografie e di documenti storici che appartengono all'Area Documentazione del Museomontagna.
In mostra anche alcune importanti opere provenienti dal Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, dal MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, dal Vejle Kunstmuseum e dalla Collezione La Gaia di Busca.
La mostra si inserisce all’interno del dibattito globale sul più essenziale elemento naturale, che genera e garantisce il mantenimento della vita e rappresenta solamente uno dei beni che soffrono la crisi acuta del senso di responsabilità del nostro tempo. Fusione dei ghiacciai, inquinamento dei mari e degli oceani, desertificazione dei laghi e dei fiumi. Sono le immagini più inquietanti che l’era dell’Antropocene è stata in grado di produrre, alterando gli equilibri naturali a ogni livello.
Opere recenti, assieme ad alcune nuove produzioni appositamente realizzate per la mostra, sollevano una serie di problematiche urgenti in materia di acqua. Attraverso un viaggio tra presente, passato e futuro, i riferimenti alle questioni più scottanti che la vedono tristemente protagonista si alternano con l’evocazione di possibili scenari “post water”.
Nel mettere in evidenza l’ideologia di benessere, alimentata dalla macchina del progresso a ogni costo, la mostra suggerisce l’importanza di riscoprire uno sguardo consapevole, in un’epoca in cui questo stesso sguardo si fa cieco, veloce e distratto. Riflettere sui possibili scenari futuri che la sovracrescita sarà in grado di generare è un dovere. Investire e affidarsi al potere tecnico e scientifico una possibilità che ci permette di risolvere in maniera temporanea i problemi che ci attendono.

Pur confidando nelle grandi capacità della ricerca scientifica, l’invito che la mostra rivolge al Narciso 2.0 è quello di ristabilire un contatto autentico con tutti i cicli naturali, per riprendere il controllo della sua andatura, mettendo da parte il mito della velocità dal quale è posseduto. Questo “essere nell’acqua” cancella la sua immagine di infallibilità e grazie a questo bagno, che diventa una sorta di “meditazione orizzontale”( C. Guérard, 2006), ha la possibilità di uscirne rigenerato. Perché come ha osservato Gaston Bachelard “Chi si bagna non si riflette”.
Dalla montagna al mare, tutto il ciclo dell’acqua è al centro di un dibattito quanto mai urgente. Parlare di acqua all’interno della cornice del Museomontagna significa affrontare una tematica di grande rilevanza collettiva, compiendo un’azione di sensibilizzazione fondamentale attraverso uno strumento multiforme come quello dell’arte.
In mostra opere di: Andreco, Georges-Louis Arlaud, Marcos Avila Forero, Olivo Barbieri, Gayle Chong Kwan, Caretto/Spagna, Jota Castro, Sebastián Díaz Morales, Federica Di Carlo, Mario Fantin, Bepi Ghiotti, William Henry Jackson, Adam Jeppesen, Francesco Jodice, Jeppe Hein, Frank Hurley, Peter Matthews, Ana Mendieta, Studio Negri, Giuseppe Penone, Pennacchio Argentato, Paola Pivi, Laura Pugno, Gaston Tissandier.
 
LA NO COMUNIDAD

CENTROCENTRO, Madrid
25 ottobre 2018 - 27 gennaio 2019

La mostra La NO Comunidad offre una panoramica sul tema della solitudine attraverso uno sguardo poliedrico, mettendo in discussione l’idea stessa di comunità. Una “non” comunità - caratteristica della società tardo-capitalista - il cui tratto principale risiede nell’idea della non appartenenza e della rottura del vincolo sociale.

Attraverso un’ampia selezione di opere di artisti internazionali l’esposizione esplora e analizza diverse forme di solitudine, viste come una sorta di epidemia generata dal capitalismo e dalle sue forme di scissione biopolitica.

Il percorso espositivo si sviluppa in maniera non lineare: partendo dal salone centrale nel quale lo spettatore si confronta con una serie di ritratti e autoritratti, si arriva nelle sale successive alle conseguenze derivate dal tardo-capitalismo, dall’abbandono del mondo rurale alle diverse forme di ‘periferia’ fino alla solitudine nella città contemporanea.

Si prosegue affrontando il tema dello sviluppo tecnologico legato allo stato di solitudine, fino ad ampliare il discorso all’idea di frontiera nelle sue più svariate accezioni: immigrazione, ideologia, malattia, reclusione, genere e identità.

Artisti participanti:
Marina Abramovic, Pilar Albarracín, Helena Almeida, Eugenio Ampudia, Vasco Araújo, Artemio, Basurama / Dagoberto Rodríguez (cofundador de Los Carpinteros), John Coplans, Gregory Crewdson, Elena del Rivero, Rineke Dijkstra, Willie Doherty, Gonzalo Elvira, Pepe Espaliú, Simon Faithfull, Joan Fontcuberta, Regina José Galindo, Alberto García-Alix, Miguel Ángel Gaüeca, Anthony Goicolea, Pierre Gonnord, Luis Gordillo, Paul Graham, Nuria Güell, Mona Hatoum, Zhang Huan, Jose Iges, Concha Jerez, Francesco Jodice, Jesper Just, Jürgen Klauke, Sigalit Landau, Eva Lootz, Philip-Lorca diCorcia, Lucía Loren, Rafael Lozano-Hemmer, Cristina Lucas, Esko Männikkö, Juan Carlos Martínez, Boris Mikhailov, Mitsuo Miura, Jorge Molder, Vik Muniz, Markus Muntean & Adi Rosenblum, Shirin Neshat, Marina Núñez, Jorge Perianes, Liliana Porter, Richard Prince, Fernando Sánchez Castillo, Antonio Saura, Cindy Sherman, Laurie Simmons, Trine Søndergaard, Sam Taylor-Wood, Darío Villalba, Antonia Wright.
 
?WAR IS OVER

MAR - MUSEO D'ARTE RAVENNA
06 ottobre 2018 - 13 gennaio 2019
?War is over ARTE E CONFLITTI tra mito e contemporaneità a cura di Angela Tecce, e Maurizio Tarantino.
L’esposizione si collega idealmente al centenario della conclusione della prima guerra mondiale, proponendo un percorso che, attraverso l’arte di due secoli, riflette sui conflitti non a livello puramente storico ma in maniera più ampia, artistica e poetica, personale e collettiva, estetica ed etica. Non si tratta infatti di una mostra storico-documentaria ma di un itinerario che suggerisce e testimonia letture molteplici sulla guerra: uno (e non l'unico) tra gli esiti possibili verso cui spinge la necessità antropologica della relazione tra diversi; il più crudele e distruttivo, ma anche il più potente creatore di mitologie.
L’arte si è da sempre misurata col tema del conflitto – o ne è stata condizionata - non solo attraverso la sua rappresentazione ma, spesso, anche attraverso il rifiuto, la rimozione, l’introiezione. Le opere scelte per la mostra intendono illustrare, con media diversi, la tensione che esiste da sempre tra la creatività individuale e l'urgenza di misurarsi con un tema così pervasivo e onnipresente alle coscienze più vigili.
L’allestimento si avvale di installazioni di Studio Azzurro, che rappresentano un ideale trait-d’union tra i vari temi affrontati e contribuiscono a rendere più affascinante e articolato il percorso espositivo che si snoda attraverso opere e immagini di grande impatto visivo ed evocativo: dal monumento funebre di Guidarello Guidarelli, simbolo delle collezioni del MAR, a Picasso e Rubens, fino ad arrivare ad artisti tra cui spiccano, solo per dirne alcuni, Abramovic, Beuys, Boetti, Burri, Christo, De Chirico, Fabre, Kiefer, Kentridge, Kounellis, Rauschenberg, Warhol.
 
IL RISVEGLIO DEL SUBLIME

PUNTA HELBRONNER
21 luglio 2018 - 31 agosto 2018
Dal 21 luglio 2018 presso la stazione Pavillon du Mont Fréty di Skyway a Courmayeur è possibile visitare la mostra Il risveglio del sublime, a cura di Glorianda Cipolla e Walter Guadagnini. All’interno dei suggestivi spazi dell’impianto è possibile ammirare una selezione di riproduzioni di grafiche della prestigiosa collezione Leo Garin - dedicate al Monte Bianco e risalenti ai secoli scorsi - in dialogo con le opere di tre grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea e con l’arte di uno dei maggiori esponenti della celebre agenzia Magnum: Olivo Barbieri, Francesco Jodice, Giovanni Ozzola e Steve McCurry. Autori che in anni recenti hanno guardato allo stesso soggetto con intenzioni e risultati differenti, arricchendo con nuove visioni l’immaginario scaturito dal confronto con questi paesaggi. A fotografia e grafica, inoltre, si aggiunge un terzo linguaggio artistico: il wall drawing realizzato da Hamish Fulton.
 
REMEMBERING LANDSCAPE

MGK SIEGEN
10 giugno - 30 settembre 2018
What is landscape today? We continue to imagine the aesthetic ideal comprising a variety of natural, agricultural and settlement areas. By contrast, modern landscapes are often ‘non-places’. Traces appear there – traces of industrial intervention, changing borderlines, flight, war or uncontrolled development and mining.

What remains is a remnant of nature, in which ruins bear witness to historical events. Barren landscapes that speak of past violence, degraded to material. At the same time memories (of war) are embodied visibly by 20th century architectural monuments.

The exhibition's 25 artists and groups of artists grant a voice to landscape. They create current landscape images located between fiction, symbol and documentation, and appeal to our ability to read and decipher them – but also to the imagination and our capacity to mourn.

Curated by the museum's director Eva Schmidt and Kai Vöckler, College of Design (HfG) Offenbach.

A cooperation with the Museum of Contemporary Art, Bucharest, the Center for Decontamination, Belgrade, and Sint-Lukas Gallery, Brussels.

Marianna Christofides, Luc Delahaye, Chloe Dewe Mathews, Lukas Einsele, Anca Benera und Arnold Estefán, Cyprien Gaillard, Anne Heinlein und Göran Gnaudschun, Markus Karstieß, Thomas Kellner, Jan Kempenaers, Anselm Kiefer, Aglaia Konrad, Susanne Kriemann, Armin Linke, Richard Mosse, Andreas Mühe, Multiplicity, Paul Nash, Alexandra Navratil, Peter-Paul Rubens, Milica Tomić & Sans Souci Collective, Unknown Fields Division, Danny Veys, Paul Virilio and Kristof Vrancken.
 
STATI DI TENSIONE

MUFOCO Cinisello Balsamo
18 febbraio - 15 aprile 2018
A cura di Carlo Sala.

Il titolo della mostra richiama metaforicamente la tensione-trazione cui è sottoposta la società odierna di fronte a sfide e mutamenti epocali: dai cambiamenti climatici ai flussi migratori, alle insorgenze dei nuovi nazionalismi.
Il progetto espositivo al Mufoco vuole così proporre dialoghi inediti tra immagini, sia avvalorando le ragioni storiche che le hanno prodotte, sia innescando, mediante la loro collazione, interrogativi non previsti originariamente dagli autori e che possono essere un ideale centro di riflessione sul presente e sul passato, nonché sulla funzione politica e sociale dell'immagine.
La mostra è suddivisa in due capitoli, in cui il discorso avviato e sviluppato attraverso le opere presenti nelle collezioni viene concluso da un’installazione di artisti emergenti contemporanei, che costituiscono una sorta di chiave di lettura a ritroso del percorso e al contempo provocano un’inaspettata esplosione dei temi stessi.
Il primo capitolo ragiona sulle forme di esclusione (per motivi politici, razziali, economici) come base delle tensioni sociali che dagli anni Settanta del Novecento a oggi hanno caratterizzato la nostra società.
La seconda sezione sposta invece l'attenzione sul paesaggio, alla luce del dibattito attuale sull'antropocene - individuata come nuova epoca culturale della Terra - e della politica globale.
 
Il tempo e le opere

Museo della Grafica – Pisa, Palazzo Lanfranchi
22 dicembre 2017 - 11 marzo 2018
Dal 22 dicembre 2017 all’11 marzo 2018, il Museo della Grafica di Pisa ospita la mostra Il tempo e le opere, a cura di Massimo Melotti e con opere di Roman Opalka, Mariateresa Sartori, Andrea Santarlasci, Fabio Mauri, Giorgio Cugno, Jasmina Metwaly, Federico De Leonardis, Claudio Costa, Francesco Jodice e Gianluca e Massimiliano De Serio.
Organizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa e Università di Pisa) con il patrocinio della Regione Toscana e della Scuola Normale Superiore, la mostra intende presentare artisti e tendenze dell’arte contemporanea che hanno approfondito la loro ricerca sul tema del tempo.
 
Da io a noi. La città senza confini

Palazzo del Quirinale, Roma
24 ottobre - 17 dicembre 2017
Il Palazzo del Quirinale a Roma per la prima volta ospita dal 24 ottobre al 17 dicembre una mostra d’arte contemporanea: Da io a noi. La città senza confini, ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, Direttore Generale Federica Galloni e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, e curata da Anna Mattirolo.
“Questo evento espositivo – afferma Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane – è un progetto ambizioso con molteplici obiettivi: restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni”.
Allestite nella Galleria di Alessandro VII e nelle Sale contigue, le opere di 22 artisti italiani e internazionali (residenti o spesso attivi nel nostro Paese) - Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony - presentano la visione delle odierne metropoli – senza confini e senza centro – sottolineando le potenzialità che animano questi luoghi nella prospettiva contemporanea.
“La scelta delle opere, realizzata insieme agli artisti – dice Anna Mattirolo – è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente.”
La ricerca artistica è frutto della collaborazione di un comitato scientifico presieduto da Federica Galloni e composto da Vincenzo de Bellis, Carolina Italiano, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Esmeralda Valente.
Il progetto muove dalla riflessione sul concetto di “periferico”, utilizzando i diversi linguaggi dell’arte contemporanea – pittura, scultura, fotografia, video, installazione – per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l’azione umana genera, gli oggetti che perdono la mera funzione pratica per acquisire il valore di testimonianza del percorso di un’esistenza, l’identità che quel nuovo ambiente, così generato, è in grado di trasmettere. Al centro della considerazione degli artisti è, infatti, un doppio sguardo che oscilla dalla condizione individuale a quella collettiva, restituendo un immaginario visibile attinto da storie e vissuti invisibili: narrazioni che si sviluppano nel contesto di periferie avvertite come luoghi senza confini, labirintici e in continuo mutamento nelle quali le persone tratteggiano il loro difficoltoso percorso di conquista di una propria, a volte trasformata, identità.
La pubblicazione che affianca la mostra contiene testi di Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi e Cristina Mazzantini che ne ha curato l’allestimento.Organizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa e Università di Pisa) con il patrocinio della Regione Toscana e della Scuola Normale Superiore, la mostra intende presentare artisti e tendenze dell’arte contemporanea che hanno approfondito la loro ricerca sul tema del tempo.
La mostra muove dalla ricerca artistica di Roman Opalka (1931-2011), l’artista che più di tutti ha cercato di definire con il suo lavoro il rapporto con il tempo. Nel 1965 ha dato inizio al suo progetto Opalka 1965/1 - ∞. Per tutta la vita ha dipinto una progressione numerica su tele, a cui collega un progetto sull’autoritratto: registra la propria voce che pronuncia il numero appena dipinto e scatta una foto di se stesso alla fine di ogni giorno di lavoro. La sua ricerca sul tema del tempo termina nel 2011 con la sua scomparsa. In mostra saranno presentati Détail - Autoportraits e Détail - Cartes de voyage.
Di Mariateresa Sartori (1961) viene presentato il video In Sol Maggiore/In Sol Minore, un lavoro sulla potenza pervasiva del tempo musicale e su quanto questo influenzi non solo i nostri sentimenti ma anche la nostra percezione visiva. Per farlo si avvale di immagini tratte da Heimat di Edgar Reitz, accompagnate alternativamente da brani in Sol Maggiore e in Sol minore di Vivaldi e Mozart.
Andrea Santarlasci (1964) invita ad una visione evocata dalla memoria, visione spesso giocata in un equilibrio fra emozionalità e concettualità. Il vissuto storico del luogo, diviene materiale espressivo che si palesa nella serie fotografica Eterocronia che apre ad una riflessione sul presente, sul rapporto tra individuo e memoria.
Il percorso prosegue con il lavoro di Fabio Mauri (1926-2009), indiscusso protagonista della ricerca artistica degli anni Sessanta ed oggi riconosciuto maestro a livello internazionale, di cui verrà esposta una selezione di lavori storici, tra cui Il televisore che piange (1972), opera anticipatrice della sua ricerca sui mass media e sui temi della società della comunicazione. Nei lavori di Mauri la dimensione temporale si sviluppa nell’esplicarsi delle ideologie e della conoscenza antropologica. È un tempo assoluto in cui il tempo relativo dell’uomo del Novecento non può essere che quello segnato dal crollo delle certezze. Mauri si interroga sull’uomo e sulla sua natura alla luce della recente tragica memoria della guerra e delle pratiche ideologiche oppressive. Tra i lavori in mostra Senza tempo (1995), Non ero nuovo (2009), The End (2009) e Schermo: Senza Tempo.
Di Giorgio Cugno (1979) viene presentato Caucacola, lavoro ideato nel 2014 in Colombia per indagare l’uso delle risorse idriche del Rio Cauca da parte della Coca-Cola e che intende sollevare interrogativi su come il consumismo e la globalizzazione modificano la relazione tra l’ambiente e l’azione dell’uomo.
Il progetto prosegue sondando il terreno della memoria e dell’evento con Jasmina Metwaly (1982), videomaker, attivista politica, impegnata nel movimento di rinnovamento nei paesi arabi, che realizza video in cui le civiltà occidentale e orientale si confrontano e dialogano. In From Behind the Monument le immagini della rivolta araba del Cairo entrano in dialogo con l’architettura juvarriana del Castello di Rivoli, sede del Museo d’Arte Contemporanea.
Portatori di memoria sono anche i lavori di Federico De Leonardis (1938) che recupera strumenti di lavoro e reperti naturali o manufatti, elementi del fare umano. Divenuti installazioni liberano forze primarie che ridefiniscono lo spazio facendone emergere la caratura simbolica o esaltandone la specificità. In mostra l’installazione Orizzontale 2 composta da più lavori e pensata specificatamente per la mostra e lo spazio di Palazzo Lanfranchi.
Claudio Costa (1942-1995) ricostruisce con uno sguardo antropologico un vero e proprio work in regress, percorso verso l’origine attraverso la creazione di opere che rimandano ad antiche e mitiche civiltà. L’artista guarda a un mondo simbolico ricreato attraverso l’uso di immagini, riproduzioni di maschere, cerimoniali, rituali e riti ancestrali. “Ossa” appartenenti a giganteschi animali preistorici o mitici vengono scoperte o prodotte in un intersecarsi di piani linguistici. “Un aratro” primario strumento tecnologico nella storia dell’umanità ci compare nelle sembianze di un’inquietante macchina composta da parti di animali primordiali.
Sul tempo come dimensione assoluta e simbolica si incentra il video di Francesco Jodice (1967), considerato uno dei più interessanti tra gli artisti che sperimentano nuove soluzioni espressive nel video e nella fotografia. In mostra verrà presentato Atlante. Il video per la propria forza espressiva coglie la dimensione temporale come assoluta, ponendoci di fronte all’imperscrutabilità della definizione della stessa. L’opera ha come elemento fondamentale la scultura di Atlante attorno alla quale l’artista ha mixato immagini tratte dalla prima guerra mondiale, dai bassifondi americani, dalla pubblicità degli anni 50. E mette insieme il discorso di addio di Eisenhower con un personaggio tratto da un film di Carpenter, la rivoluzionaria Angela Davis, il bassista dei Ramones e un cyborg del primo Alien, insieme come un coro, un’analisi critica del sistema i valori dell’Occidente.
In chiusura, una riflessione sul tempo dell’inconscio con Gianluca e Massimiliano De Serio (1978), che operano sia con il cinema che con installazioni visive, scandagliando il tema dell’altro, dell’identificazione e delle relazioni che il tempo modifica. Nel film Un ritorno, cercando di superare un momento di crisi creativa, si sottopongono ad un esperimento di ipnosi multipla. L’opera punta lo sguardo su quella zona normalmente invisibile che è l'inconscio.
Il percorso espositivo è arricchito dal suggestivo dialogo con alcune opere grafiche delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa, oggi conservate presso il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi.
 
POIUYT

Galleria Michela Rizzo, Venezia
11 maggio 2017
A Venezia, l’11 maggio alle ore 12, con un evento alla Galleria Michela Rizzo, POIUYT lancia il suo sito web e la prima di una serie di pubblicazioni legate alle attività della piattaforma di ricerca sulle immagini che, attraverso la riflessione, il confronto collettivo e la partecipazione, si propone di diffondere un’attitudine critica verso questo linguaggio chiave del mondo contemporaneo.
POIUYT, supportato da MLZ Art Dep di Trieste, Galleria Michela Rizzo di Venezia e Metronom di Modena, è un progetto collettivo, a cui hanno dato vita le curatrici Francesca Lazzarini e Gaia Tedone e gli artisti Alessandro Sambini, Discipula e The Cool Couple.
La prima mostra Punto Zero. Pratiche critiche nella fotografia contemporanea italiana, in corso allo spazio espositivo triestino sino al 18 giugno 2017, presenta il gruppo fondatore nel momento in cui gli interessi dei suoi componenti si intrecciano e la collaborazione ha inizio. Provenienti dal mondo della fotografia ma accomunati da una propensione ad espanderne i confini, hanno avviato una riflessione comune sul ruolo preponderante delle immagini nella società in rete e sulla loro valenza politica.
L’accelerazione dello sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha mutato radicalmente le modalità di produzione, distribuzione e fruizione delle immagini su scala globale, sollevando interrogativi sulla loro stessa natura e aprendo nuove prospettive di ricerca in campo artistico ed epistemologico.
Finestra di dialogo permanente per un progetto che sarà articolato in diverse iniziative - tra cui mostre, seminari, workshop, attività formative e progetti partecipativi - il sito web www.poiuyt.it, online a partire dall’11 maggio, è pensato per raccogliere contributi di diversa natura - da saggi a conversazioni, da video interviste a podcast, da progetti artistici a ricerche di vario genere -, senza limitazioni se non nella pertinenza al tema. In linea con i principi della partecipazione e dell’apertura al confronto, grande attenzione sarà posta alla collaborazione con vari interlocutori e discipline, nel tentativo di ampliare e forzare le prospettive di indagine sull’immagine.
Per il lancio del sito, sono previsti contributi come quello di Gilberto Decaro, programmatore informatico che converserà con Alessandro Sambini sulle modalità di visione dei robot, le risposte di Victor Burgin a una breve intervista di Francesca Lazzarini sui margini di azione politica dell’arte, l’immaginario comune e i mutamenti di linguaggio legati alle trasformazioni tecnologiche, e la riflessione di Fabrizio Bellomo sulla natura dell’immagine digitale e su frammentazione e divisione come base di nuove strategie di misurazione e controllo. Wikiland, il lavoro presentato da Klara Källström & Thobias Fäldt è una critica alle capacità della fotografia di trattare casi come WikiLeaks e alla politica dei mass media nella copertura di simili eventi. Affrontando un tema analogo, Bruno Baltzer & Leonora Bisagno adottano una diversa strategia: utilizzano uno strumento inadatto, un telescopio riflettore, per documentare la visita di Stato del presidente francese François Hollande in Lussemburgo. Fallendo lo scopo svelano però dettagli altrimenti invisibili e con essi una serie di tensioni legate alla rappresentazione del potere.
Ulteriore partecipazione esterna quella di Francesco Jodice, che ha aperto le porte del suo studio milanese a POIUYT per registrare una conversazione sulla genesi del progetto e sul ruolo delle immagini nella nostra società. Il video - girato con la tecnica del 360 gradi grazie alla partnership con Hypengage -, è un unico piano sequenza con un solo taglio che invita lo spettatore a immergersi in un confronto fluido che tocca diverse questioni: dalla condizione della fotografia in Italia al ruolo dei musei nella promozione della ricerca, dai mutamenti del linguaggio fotografico al senso politico dell’agire in ambito artistico, sino alle strategie per diffondere consapevolezza critica nell’uso e nella fruizione delle immagini.
Oltre a presentare una selezione di tali contributi, la pubblicazione traccia i primi passi del progetto, includendo anche i lavori di Alessandro Sambini, Discipula e The Cool Couple presentati in mostra a Trieste.
Quest’ultima mette a sistema tre pratiche riconducibili a un percorso specifico, alternativo sia alla fotografia documentaria tradizionale che alle sperimentazioni stilistiche sul mezzo. In queste pratiche infatti, una forte componente di ricerca sui contenuti si affianca a una riflessione sulle conseguenze della scelta di determinati dispositivi. Costante trait d’union è inoltre la consapevolezza del valore politico che hanno le immagini, in quanto ingredienti base nel costruire le rappresentazioni del mondo e nel plasmare dunque la realtà stessa.
Le ricerche presentate in mostra e nella pubblicazione, emblematiche di tale percorso, sono inoltre accomunate da una precisa strategia: l’appropriazione di modelli esistenti in settori chiave della società odierna e la loro critica attraverso la ricontestualizzazione nello spazio espositivo. L’installazione di Alessandro Sambini racchiude nell’ideale stanza di un fanatico diversi elementi relativi a Replay!, un gioco televisivo basato sul rifacimento di video virali ispirati a eventi resi iconici dalla macchina mediatica, come la morte di Saddam Hussein e di Gheddafi, o gli atti iconoclasti dei tempi recenti. How Things Dream dei Discipula si colloca nel mondo della cultura corporate attraverso Aura, un’azienda che vende servizi in vari ambiti, come domotica, salute e sicurezza, e la cui identità è improntata sulla commistione tra ideologia californiana stile Silicon Valley e promesse neoliberiste. Con l’installazione Karma Fails (primo capitolo del ciclo Turbulent Times, dedicato all’era dell’antropocene) The Cool Couple riflette sul boom delle filosofie orientali nella società occidentale e sull’uso delle tecniche di meditazione come strumento biopolitico.
Prossimi passi di POIUYT saranno le mostre alla Galleria Michela Rizzo, prevista a febbraio 2018, e a Metronom, in programma per l’autunno seguente.

Il poiuyt è un oggetto impossibile, una figura complessa e paradossale che cambia a seconda di dove si focalizza l’attenzione di chi l’osserva. Un’illusione ottica che impone ragionamento. Il poiuyt diventa così simbolo di un’attitudine critica, indispensabile ad affrontare in modo consapevole la gestione del potere delle immagini. Il nome deriva dalle ultime sei lettere, digitate al contrario, della prima fila della tastiera del computer.
 
Nobody Told Me

Podbielski Contemporary GmbH, Berlin
28 aprile - 01 luglio 2017
Francesco Jodice: "Nobody Told Me“ at Podbielski Contemporary April 28th – July 1st 2017 | Opening April 27th 2017 at 7pm
Podbielski Contemporary is pleased to announce the second solo exhibition of Francesco Jodice in Berlin. The opening of “Nobody Told Me” is on April 27th at 7 pm.
Francesco Jodice, Nobody Told me
“On January 27th 1951 the first nuclear explosion took place in the Nevada Desert, about 65 miles north-west of Las Vegas.
During the following years more than a thousand atomic bombs were detonated in the Nevada test site.
Explosions would eventually burst in the sky over Las Vegas.
The Stardust Hotel and Casino opened its doors on July 2nd 1958. It’s 70 meters high neon sign was made out of 11.000 light bulbs and 2 km of neon tubes.
During the night it could be seen at a distance of 100 km in the desert. Miss Atomic Bomb, a pin-up girl chosen for her “Glowing gaze”, dressed up in the stardust nuclear cloud, brought gamblers and hotel clients through the desert to watch the nuclear explosion tests.
Sunglasses were provided to them as the only protection.
On September 23rd 1992 “Divider” was detonated, it was the last of 1032 United States atomic bomb tests which was by far more than the total amount of tests made by all other world countries.
Stardust Hotel and Casino closed on November 1st 2006, last night clients were brought out of the casino to the tune of John Lennon “Nobody told me there’d be days like these/strange days indeed”.”
In “Nobody Told Me” Jodice deals with current political topics, metaphorically illustrating contemporary political precariousness.
The exhibition is under the patronage of Italian Cultural Institute Berlin.
 
La Terra inquieta

La Triennale, Milan.
Opening 27 aprile 2017 ore 18.30 | 28 aprile 2017 - 20 agosto 2017
Milano, 13 marzo 2017 – La Triennale di Milano e Fondazione Nicola Trussardi presentano La Terra Inquieta, una mostra ideata e curata da Massimiliano Gioni, promossa da Fondazione Nicola Trussardi e Fondazione Triennale di Milano, parte del programma del Settore Arti Visive della Triennale diretto da Edoardo Bonaspetti.
La mostra, che aprirà al pubblico dal 28 aprile al 20 agosto 2017, è il frutto della collaborazione tra due istituzioni che da sempre mettono al centro della loro missione il presente in tutte le sue accezioni, prestando attenzione ai linguaggi più sperimentali e innovativi dell’arte e della cultura contemporanea e con la capacità di dare voce a fenomeni portatori di cambiamenti profondi.
La Terra Inquieta – che prende a prestito il titolo da una raccolta di poesie dello scrittore caraibico Édouard Glissant, da sempre affascinato dal problema della coesistenza tra culture diverse – è dunque la condivisione di un progetto, urgente e doveroso, che ha l’ambizione di raccontare il presente come un territorio instabile e in fibrillazione: una polifonia di narrazioni e tensioni. Attraverso le opere di più di sessantacinque artiste e artisti provenienti da vari paesi del mondo – tra cui Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Ghana, Iraq, Libano, Marocco, Siria e Turchia – e con un allestimento che si estenderà all’interno della galleria al piano terra della Triennale per proseguire al piano superiore, La Terra Inquieta parla delle trasformazioni epocali che stanno segnando lo scenario globale e la storia contemporanea, in particolare affrontando il problema della migrazione e la crisi dei rifugiati.
"La Terra Inquieta consegna all’arte la responsabilità di raccontare i cambiamenti, i conflitti le tensioni che hanno origine da guerre, esodi e catastrofi naturali – sottolinea Clarice Pecori Giraldi, Vicepresidente della Triennale di Milano – La Triennale, come istituzione culturale vigile alle variazioni sociali, sente l’obbligo di fare la sua parte in questo racconto, e riflettere su queste moltitudini senza nome che ogni giorno portano avanti la loro ricerca di una vita dignitosa. La mostra, che si inserisce nel programma del Settore Arti visive della Triennale di Milano sotto la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, attraverso opere di oltre sessanta artisti provenienti da vari paesi del mondo ci costringe a fare i conti anche con il nostro mondo ormai invecchiato, e a ricordare che non tanto tempo fa eravamo noi ad attraversare mari per trovare una nuova vita, una migliore opportunità."
Uno degli interrogativi centrali della mostra è il senso dell’immagine in crisi e della crisi: un’immagine essa stessa migrante, che cerca la verità nella crisi e che mette in crisi il concetto di verità come narrazione univoca e semplicistica. Quella che inseguono molti artisti contemporanei è un’immagine in movimento e un’immagine letteralmente commuovente. Diversi sono gli esempi di opere in mostra in cui gli artisti rappresentano il movimento e le migrazioni di merci, oggetti e forme attraverso confini e barriere, sia ideologiche sia economiche. Dalle opere di El Anatsui, Alighiero Boetti, Hassan Sharif e Mona Hatoum emerge una cartografia di scambi e relazioni globali in cui le opere d’arte sembrano replicare i traffici del commercio e dell’economia internazionale. La scelta dei materiali e delle tecniche di esecuzione, con la loro enfasi su oggetti e prodotti di massa spesso riciclati e sottoposti a processi di trasformazione e traduzione attraverso nazioni e contesti sociali diversi, mette in scena una sorta di mimesi dei meccanismi di produzione e distribuzione dell’industria globale con i suoi continui sconfinamenti e processi di delocalizzazione. Analoghe sono le preoccupazioni di artisti e collettivi come Šejla Kamerić, Forensic Oceanography o multiplicity, il cui lavoro racconta però non di merci ma di persone.
 
VIDEOBOX FESTIVAL - OF SOUND AND MOVEMENTS

Carreau du Temple, Paris
27 aprile - 29 aprile 2017
Videobox Festival 2017, an exhibition entirely devoted to video art, curated by Odile Burluraux and Corentin Hamel., opens on April 27th 2017 at Carreau du Temple in Paris, France.

Video occupies a unique place in the world of contemporary art. Unlike painting, sculpture or installations, video art shares its medium with cinematography and other audiovisual medium. This is a special feature, which facilitates its approach - now that we are all immersed in a screen culture - and questions its own specificity.
Other than the familiarity that we all have with videos, whether we watch or produce them, the video medium is an accessible means of approaching a vast array of contemporary art.
Today many artists' videos are available on Internet sites and allow us to watch them. The medium's dematerialized nature opens up the possibility for international viewing. Today, many artists who don't necessarily use this means of expression frequently experiment with the video format which offers a new look at their work.
Ever since "flaneri e" was characterized by Walter Benjamin or defined by Baudelaire as modern life, we can measure to what extent the city is the privileged witness - for those who want to see it - of new behavioral patterns and the speed of change. The city is a recorder, if not an
accelerator, of societal changes and shows the clues in a community incarnated right before our eyes.
The established trend of a global and accelerated urbanization of the planet revolves around a network of cities, each one echoing the others, where other places are thought of within the context of one's own life experience. We think we know them without having ever been there: We have mental images of places like New York, Hong Kong or even Rio de Janeiro from film footage.
The arti st uses a kind of appropriation of urban space as a place for experimentation and narration. He uses it as the setting or pretext, and sometimes he makes it the subject of the narrative or performance. He relates to today's particular times, addresses phenomena and develops intuitions related to what is happening in the present that he instantly captures as in a mirror effect. Modernity that is taking shape is history in the making. He is a special resident of the city in the sense that he coexists with us and the multitudes, but he frequents it and includes himself in it through filming.
In addition to being a witness, the artist also acts as an analyst, revealing through the structure of his work or the topics he addresses the city's multiple facets. The mental image we have of a metropolis is first and foremost its architecture, then its inhabitants and its neighborhoods. But a city is also composed of networks (transportation or information), and new types of urban spaces currently occupy a prominent place: airports, shopping malls, big box stores, hotel chains, suburbs, gated communities. Science fiction movies have often examined the future through the lens of the city, utopian or dystopian, and contemporary artists are following suit, sometimes turning to the new digital means of creation. These, alongside the omnipresence of networks
and images, have moreover penetrated the urban environment where we geolocate ourselves, and where surveillance cameras are everywhere. The city naturally produces phenomena likely to be captured on film: music, passageways, billboards, noises and crowds which can be
perceived as animated, aggressive or even polluted.
The city also has many t rajectories that belong to it without being considered invested in it:
migrants or homeless people who are an integral part of the urban landscape. It includes territories where urbanization is matched by illegal constructions, where slums, squats and camps coexist with the gentrification process. This coexistence is also temporal, and nightlife can sometimes transform entire neighborhoods in the evening. A religious celebration or a demonstration will transform the streets while they are happening.
The presentation in the Carreau du Temple combines two ways of showing one's work: thematic programs in screening areas with large-screen displays where one movies follows another and works are broadcast on an endless loop on dedicated monitors. Works shown individually are videos in which the question of time and space is more pronounced. The visitor perceives them as "visual objects,'' looking at the movie where it is, leaving it if he wants to or returning to it later.
A circuit within the exhibition area makes it possible to imagine being able to wander around, which is a contrast with the screening programs.
 
ENJOY FORGETTING

Palazzo Ducale di Massa
Opening 18 Marzo 2017 ore 18.30 | 19 Marzo 2017 - 17 Aprile 2017
Inaugura sabato 18 marzo a Palazzo Ducale di Massa
Enjoy Forgetting, una mostra di sola video arte, a cura di Adriana Rispoli.

Liberamente ispirata ad una frase del noto musicista David Byrne,
Enjoy Forgetting presenta 7 lavori video di artisti internazionali tra più interessanti nel panorama contemporaneo. Ognuna con le sue peculiarità, tecniche e contenutistiche, le opere sono accomunate dalla ricerca degli artisti di dare un senso alla Storia, agli avvenimenti contemporanei e dalla riflessione sulla coscienza dello scorrere del tempo. Dalla denuncia all'amara presa di coscienza, dall’ironia alla poetica disillusione, i sette artisti invitati generano ognuno a proprio modo delle forti emozioni nello spettatore.

I magnifici saloni tardo rinascimentali di Palazzo Ducale, testimone dei fasti della dinastia Cybo Malaspina, si trasformano in sale video accogliendo grandi proiezioni e installazioni in cui lo spettatore è inviato ad immergersi e a lasciarsi trasportare nelle atmosfere sospese delle opere.

La mostra testimonia in pillole anche le diverse accezioni della video arte oggi, dal "found footage" al documentario passando per la video performance; il video analizzato quindi nella sua forma semantica di linguaggio fluido e trasversale, il linguaggio per eccellenza del nostro tempo.

"Oggi una notizia senza video non è una notizia", per dirla con i MASBEDO, che inaugureranno la mostra con una loro performance.

Gli artisti invitati da Adriana Rispoli a Massa sono:

Filippo Berta (Bergamo 1977)
Igor Grubic (Zagabria, Croazia 1969)
Francesco Jodice (Napoli 1965)
Raffaela Mariniello (Napoli 1961)
MASBEDO (Nicolò Massazza, Milano 1973 e Iacopo Bedogni,Sarzana 1970)
Nasan Tur (Offenbach Germania 1964)
Eulalia Valldosera (Barcellona, Spagna 1963)

La mostra è prodotta da Associazione Culturale Area Video, organizzata dall’Associazione Quattro Coronati ed è promossa dal Comune di Massa.

Inaugurazione: sabato 18 marzo ore 18.30
Video performance di MASBEDO: sabato 18 marzo ore 19.00

Presentazione alla stampa e conferenza stampa:
venerdì 17 marzo ore 12.00

La mostra rimarrà aperta fino al 17 aprile 2017 ad ingresso libero
 
THE CITYTELLERS

Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia
16 Febbraio 2016 H 16:00
Giovedì 16 febbraio dalle ore 16
Presentazione e proiezione del progetto The Citytellers dell'artista Francesco Jodice

Il progetto The Citytellers è una trilogia di film che esplora le trasformazioni delle megalopoli di oggi, le loro dinamiche sociali, politiche, economiche e religiose. L’artista Francesco Jodice ha selezionato tre città – Sao Paolo, Aral e Dubai – per osservare i cambiamenti avvenuti e riflettere su temi quali la self-organisation, i disastri naturali e le nuove forme di schiavitù. Presentati dalla galleria Michela Rizzo, i tre film sono al confine tra documentario e finzione.

Ore 16
Proiezione di Chapter I. Sao Paulo_Citytellers (2006, 48')

Ore 17
Proiezione di Chapter II. Aral_Citytellers (2010, 48')

Ore 18
Incontro con l'artista Francesco Jodice seguito dalla proiezione di Chapter III. Dubai_Ciytellers (2010, 57')

Ingresso libero fino a esaurimento posti.
 
HARD

Galeria Marta Cervera
Opening 14 Febbraio 2017
'Hard'_esp

En la obra de Francesco Jodice se pueden intuir los procesos de investigación que han definido su forma. El artista lleva a cabo investigaciones rigurosas de temas que aparecen alrededor de su cuestión de referencia: la situación geopolítica contemporánea y sus implicaciones en la sociedad y el territorio.

En los últimos años Jodice ha realizado un seguimiento exhaustivo del declive de occidente, produciendo un amplio registro visual de un periodo que lentamente ha ido constituyendo el final del siglo corto y con él, el destronamiento de la cultura occidental.
En 'Hard' se conectan dos capítulos de estas investigaciones recientes, Atlante y Sunset Boulevard, juntos componen un ensayo formal y narrativo que nos da pie a reflexionar sobre los cambios que han tenido lugar, y a darnos cuenta de las realidades y modos de vida que forman ya parte de nuestro pasado. Este momento y lugar de cambio nos ofrece una posición desde la que observar nuevos modelos de comportamiento, y un clima desde el que presentir el futuro cercano. Ese despertar, o ese momento de claridad, es el que para Jodice produce significado, y por lo tanto belleza.

Sunset Boulevard es una serie de fotografías y textos del lejano oeste, un territorio que mentalmente visualizamos entre la costa del Pacífico y los desiertos de interior. Por un lado encontramos tres fotografías de gran formato, tomadas en Monument Valley y Colorado, son imágenes que reconocemos fácilmente, que forman parte de nuestro imaginario construido gracias a la ubicuidad del cine americano. Monument Valley conforma una estampa tan icónica, presente y familiar, que es imposible verla de verdad, o lo que es más, es imposible pensar que es verdad. Es la imagen elegida para representar el sueño americano, el estereotipo del Lejano Oeste, la llegada a un territorio salvaje, virgen. Don DeLillo describía en Ruido de Fondo este tipo encuentro a través del caso de un establo convertido en atracción turística, “Nadie ve el establo” (…) “Cuando uno ha visto los anuncios del establo es imposible ver el establo en sí”.

También parte de Sunset Boulevard son varias fotografías más pequeñas, acompañadas de un breve texto o estrofa. Cada imagen muestra una nueva cara no antes vista del poliédrico sueño americano: una casa abandonada, pintadas xenófobas, y en concreto una fotografía que ya no registra un paisaje real, sino un mural que representa la bucólica visión de las praderas americanas, y que no es sino la fachada de una tienda de armas y material de caza.

De la fiebre del oro hasta la crisis financiera, lo que se conoce como el largo siglo americano, ha visto el espíritu de los 49ers transformado en el famoso sueño americano, truncado después por la crisis financiera, ¿qué queda vivo de la cultura occidental? La imagen próspera e idílica del oeste americano se pone en relación por último con un gráfico digital de la caída de la bolsa. La cita de Arthur Jensen lo explica en una de las notas que aparecen debajo de las fotografías: No hay naciones. No hay gente. No hay occidente. Sólo grandes corporaciones.

El vídeo Atlante constituye en sí mismo un ensayo visual a modo de sinécdoque; una sucesión de imágenes, paradigmas y contradicciones, que nos van proporcionando claves, plano a plano, del final del Siglo Corto. Material de archivo se entremezcla con tomas de la escultura del Atlas Farnese del Museo Arqueológico Nacional de Nápoles. A medida que avanza el vídeo, se van desvelando distintas partes de la escultura del Titan sosteniendo el peso de la esfera celestial. De manera pausada, aparece un retrato del siglo corto y de su larga y lenta salida.
En Atlante una de las escenas es de una película de cine mudo, en ella una mujer joven mira a cámara y dice “no es el fin del mundo,.. pero puedes verlo desde aquí”, es probable y paradójico que cuando llegue el fin del mundo lo veamos en una pantalla, de hecho el fin de occidente (como lo hemos conocido hasta ahora) lo seguimos a través de pantallas,“el cambio ocurre cuando uno se da cuenta de dicho cambio”. Aparecen también extractos de vídeos de la vida familiar en barrios residenciales de Estados Unidos en los años 50, y fragmentos de anuncios televisivos de los años 80. Las imágenes de momentos felices se tornan siniestras ante nuestra mirada anacrónica, originada desde un posición muy distinta a cuándo fueron tomadas. La expresión del rostro del Atlas Farnese, mezcla de resignación y sufrimiento, soportando el peso del Universo desde el extremo occidental de la Tierra, condenado a estar ahí durante toda la eternidad, solo puede corroborar la intuición de que algo empezó a fallar años atrás.

Occidente es hoy un lugar difícil, reflejado aquí en las fotografías de Sunset Boulevard y en la figura del Atlas Farnese; la cuestión sobre la que reflexionamos es qué nos deparará la cultura global sobre la que se asienta el nuevo siglo.
 
PANORAMA

Fotomuseum Winterthur
11 Febbraio 2017 - 07 Maggio 2017
Panorama è la prima retrospettiva internazionale del fotografo e film-maker italiano Francesco Jodice (1967), che racconta il suo percorso artistico degli ultimi vent’anni. In Panorama storie, luoghi e epoche storiche si intersecano, sottoponendo interrogativi di natura sociologica al mondo urbanizzato. Ma non solo. L’esposizione, oltre a mettere in mostra libri, interviste, ritagli di articoli di giornale e carte geografiche, illustra come l’autore, nella realizzazione delle sue opere, traduca in pratica la riflessione teorica. Panorama è un mosaico eclettico che descrive un presente in divenire e offre un’analisi geopolitica della realtà.
Nell’universo di Jodice, la fase di ideazione e di creazione dell’opera è importante tanto quanto la forma finale dell’opera stessa. Panorama mostra dunque le componenti nascoste, spirituali, che influenzano la meto- dica e la ricerca stessa dell’autore. L’esposizione invita a seguire le tracce artistiche di Jodice e la loro relazione con le tendenze sociologiche e filoso- fiche dei nostri giorni. Ciò riguarda sia il suo approccio artistico interdisci- plinare, le tecniche adottate e il sistema in cui opera, sia i diversi gruppi di pubblico ai quali si indirizza.
Di tutto l’insieme delle opere di Jodice vengono presentati 6 progetti. Questi rendono intellegibile un mondo lontano e vicino allo stesso tempo, decostruendolo in concetti quali “partecipazione”, “ricerca” e “racconto artistico”. Questi concetti si rivolgono direttamente all’essere umano. Nell’atlante fotografico iniziato da Jodice nel 1996, What We Want, viene rappresentata l’evoluzione territoriale di 150 metropoli e luoghi periferici. Qui è interessante notare come le loro affinità siano più numerose rispetto alle differenze. Lo stesso avviene per The secret traces (1996-2007) o Citytellers (200-2010) – a Dubai, San Paolo e al Lago d’Aral - in cui l’autore segue, come un detective privato, i suoi soggetti per ricerche in campo cinematografico e artistico. Per la prima volta, invece, al centro dell’opera The Room (2009-) non stanno più le fotografie, bensì frammenti di gior- nale, che Jodice ricopre quasi completamente di colore nero. Solid Sea viene realizzato grazie ad una fruttuosa cooperazione con il Collettivo Multiplicity. Mostrato per la prima volta all’esposizione documenta11, in questa installazione il Mediterraneo assume una forma solida e minacciosa: alla stregua di un ipotetico aggregato, sottolinea un elemento di costanza in tempi in cui le società e gli stati nazionali tendono, invece, alla rapida disintegrazione
Francesco Jodice vive a Milano, dove lavora come professore di Antropolo- gia Urbana Visiva all’Accademia Artistica NABA e come docente presso la Fondazione Forma per la Fotografia. Le sue opere sono state esposte a documenta 11, alla Biennale di Venezia e San Paolo, alla Tate Modern, al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía e al Castello di Rivoli. Panorama è organizzata in collaborazione con CAMERA-Centro italiano per la Fotografia (Torino) a cura di Francesco Zanot e Thomas Seelig.

L’esposizione si avvale del sostegno di Monterosa Group e dalla Fondazi- one Walter Haefner.
Il catalogo che accompagna la mostra, pubblicato dalla casa editrice Spector, propone una visione d’insieme dell’universo di Francesco Jodice. Concepito come antologia decostruttiva, arte, politica, filosofia, antropolo- gia, pianificazione urbana e geografia sono ambiti affrontati in stretta interrelazione.
Parallelamente a questa esposizione, il Cinema Cameo di Winterthur ha in programma per febbraio/marzo 2017 una rassegna di film su Francesco Jodice.
 
CABARET VOLTAIRE

Gazelli Art House, London
18 Novembre 2016 - 08 Gennaio 2017
Gazelli Art House is delighted to announce the first UK solo exhibition of multi-award-winning artist and photographer Francesco Jodice (Naples, 1967). Following Jodice’s solo museum retrospective at CAMERA — Centro Italiano per la Fotografia*, Cabaret Voltaire will highlight four separate bodies of work all encompassing participation, networking, anthropometry, storytelling and investigation. Each of these series investigates particular regions or precise moments in our recent history with an aim to answer the artist’s social and cultural questions and contemporary geopolitical scenario. Jodice is intrigued by what is about to happen, what paradoxically has already happened: the emergence of a new phenomenon in culture is the aftereffect of something that we have, more less consciously, premeditated.
The gallery will feature a selection from What We Want, an ongoing photography series of 150 metropolises around the world that Jodice has been making since 1996. The gradually expanding archive is composed of photos and text with the aim of comparing landscapes of those countries undergoing economic, political change, blending together the languages of humanist photography, geopolitics, topography, conceptual art, montage and writing, in the quest for a comprehensive view. This project acts as a global atlas in which physical and political geography begin to drift apart, looking at the roots of a growing tendency to transform space dependent on the fears and desires of the people who inhabit it, rather than finding ways of adapting to its primary features.
The 2015 film, Atlante, will be playing in the small room on the ground floor. The moving imagery alternates between The Farnese Atlas*, archival footage of World War I, life in the US suburbs in the ‘50s, and American advertisements from the ‘80s. Through synecdoche, the film blends together the paradigms and contradictions of the Short Century, prompting reflection on the decline of the West.
Sunset Boulevard, Jodice’s most recent project, will be displayed on the first floor of the gallery. This body of work investigates the last great Western empire. Jodice rediscovers and captures ‘The American West’ with traces of its magical geological history and recent colonisation such as Hollywood, nuclear testing, and militarisation. The works aim to understand the American ‘long century’ and present an archaeology of the present that is already past.
On select evenings, the gallery will be screening Citytellers, which comprises three films, shot in Dubai*, Aral* and São Paulo* respectively. The trilogy explores the transformations of today’s megalopolises, particularly in terms of new social, political, economic and religious phenomena, and observes the changes that have taken place and reflect on questions like self-organisation, the disappearance of the great idealistic movements of the 20th century, environmental disasters, and new forms of slavery. The films use the grammar of documentary, the aesthetics of cinema and the principles of storytelling to build a system of channels between contemporary art and mass communication and to offer a clear and simple view of a specific phenomenon: the imminent future that was already present in the most recent past.
The aim of Jodice’s practice, and what is clear from these works, is to understand the world’s constant changes and share these discoveries through his art.
 
PANORAMA

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia
11 maggio 2016 - 14 agosto 2016
Torino, febbraio 2016. CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, inaugurato lo scorso ottobre a Torino e al suo terzo progetto espositivo, presenta Panorama, prima ricognizione sulla carriera del fotografo e filmmaker Francesco Jodice (Napoli, 1967). La mostra, a cura di Francesco Zanot, presenta la più ampia selezione di opere di Jodice mai raccolta in una singola esposizione ed esplora vent’anni del lavoro di questo artista eclettico il quale, proseguendo una propria investigazione dello scenario geopolitico contemporaneo e delle sue trasformazioni sociali e urbanistiche, utilizza tutti i linguaggi della contemporaneità, alternando fotografia, video e installazioni. La mostra sarà aperta al pubblico da mercoledì 11 maggio a domenica 14 agosto 2016.

Panorama racconta la processualità che anima il lavoro e la ricerca di Francesco Jodice: gli argomenti, le motivazioni e le riflessioni dietro la sua produzione permeano tutto l’impianto della mostra, coinvolgendo lo spettatore con un allestimento che pone al centro le procedure da cui ogni opera prende vita, lasciando emergere tutto ciò che precede e informa il risultato finale. In equilibrio tra teoria e pratica, il modus operandi costituisce infatti una parte cruciale di ogni progetto di Jodice, esprimendo una serie di tensioni e significati che a volte si ritrovano nelle opere concluse, mentre altre ne caratterizzano soltanto i preliminari.
Il Panorama in mostra non è quindi soltanto quello geopolitico, ma anche l'insieme delle metodologie sviluppate da Jodice, attraverso cui si delinea la sua ricerca e l'opera emerge dall'accumularsi di mappe, libri, ritagli di giornale, immagini di backstage, provini, interviste, filmati e molto altro, ora messi in mostra su un tavolo modulare di oltre 40 metri lungo il corridoio di CAMERA. Si tratta di una specifica sezione-laboratorio che non è introduttiva alla mostra o alle singole sale, ma è intesa come il motore dell’intera esposizione, alternandosi alla visione delle opere e avviando la riflessione dello spettatore su questioni fodamentali.
Per favorire una narrazione non lineare, ma fatta di intuizioni e deviazioni, le sale espositive sono messe in comunicazione con il corridoio tramite l’apertura di appositi varchi, privando il visitatore di un percorso prestabilito e lasciandolo libero di cogliere i rimandi tra le opere e i materiali, come un ospite a cui l’artista permetta di interagire nel suo atelier. Il progetto espositivo è a cura dell'Architetto Roberto Murgia.
Dalla vasta produzione di Francesco Jodice sono stati selezionati sei progetti paradigmatici che attraversano la sua carriera dagli esordi sino ai lavori più recenti, evidenziandone insieme la continuità e l’eclettismo. Una ricognizione che racconta tramite parole chiave un percorso ventennale che ha avuto come nuclei tematici la partecipazione, il networking, l’antropometria, lo storytelling e l’investigazione.
Temi ampi e complessi, ma parte della quotidianità per un viaggiatore instancabile come Jodice, che con la sua opera ci mostra un mondo al contempo lontano e vicino. Le 150 diverse metropoli di What We Want, vero e proprio atlante fotografico sull’evoluzione del paesaggio sociale, iniziato nel 1996 e ancora in progress, hanno forse più similitudini che differenze, così come i cittadini pedinati di nascosto del progetto The Secret Traces (1997-2007) e i tre casi-studio di Citytellers (2006-2010), serie di film su alcuni emblematici contesti geopolitici globali.
Il lavoro Ritratti di classe (2005-2009) costituisce una sorta di carotaggio sullo stato della cultura e della società italiana al giorno d'oggi, risolto attraverso il canone standard della fotografia scolastica di fine anno; The Room (2009-2016) afferma che si può imprigionare e raccontare un anno di vita del Paese attraverso pagine di quotidiani cancellate da uno strato di vernice nera, dove le poche parole risparmiate sono sufficienti a restituire la temperatura di un'intera epoca nel buio quasi totale della stanza.
Solid Sea (2002), progetto realizzato in collaborazione con il collettivo di ricerca territoriale Multiplicity originariamente presentato a Documenta 11 e qui riproposto in un allestimento concepito ad hoc per la mostra, trasforma invece il Mar Mediterraneo in uno spazio solido e compatto, unico confine stabile in un'epoca segnata dai conflitti e dalle continue revisioni delle identità nazionali.

Panorama è una mostra sull’opera di un artista il cui lavoro è strumento di documentazione, espressione e comprensione delle mutazioni degli scenari – immaginari e reali – del mondo contemporaneo e che restituisce all’arte il suo status di forma di impegno sociale.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Mousse: un volume di sole immagini e didascalie, con cui si vuole contemporaneamente presentare l'intera carriera di un artista e innescare una riflessione sulla forma editoriale del catalogo.
 
HIKIKOMORI

Palazzo Santa Margherita - Galleria Civica di Modena
13 febbraio - 21 febbraio
Dal 13 al 21 febbraio 2016, la Galleria civica di Modena presenta Hikikomori, il progetto di Francesco Jodice, costituito da un film e da una serie di fotografie.

La mostra si tiene in occasione della messa in scena dello spettacolo Hikikomori. Metamorfosi di una generazione, in silenzio di Holger Schober, ospitato nella sala grande di Palazzo Santa Margherita dal 12 al 19 febbraio in collaborazione con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Sabato 13 febbraio alle 18.00 durante l'inaugurazione dell’esposizione, l'artista presenterà il film e incontrerà il pubblico, insieme all'antropologa e sociologa Vincenza Pellegrino dell'Università degli Studi di Parma, per un approfondimento sul tema.

Il film, girato a Tokyo nel novembre del 2004, esplora alcuni sintomi del disagio e della mancanza di comunicazione che colpiscono frequentemente i giovani giapponesi, assumendo diverse forme: dall'appartenenza a gruppi chiusi (skaters, harajuku-kids), alla scelta di una vita passiva e priva di azione (Otaku; Hikikomori) fino all'annullamento (come nel caso del “suicide pact”).
Il termine Hikikomori definisce una condizione sociale che consiste in una reclusione volontaria e in un totale isolamento sociale. Gli Hikikomori sono generalmente adolescenti e giovani-adulti, soprattutto maschi, spesso istruiti, che scelgono di non uscire più dalla propria casa o addirittura dalla propria stanza per mesi o talvolta anni, rifugiandosi negli elementi della propria infanzia, nel gioco virtuale, nei manga, in Internet. Gli Hikikomori si caratterizzano per un forte stato di depressione, per una vita vissuta di notte, per il rifiuto di ogni responsabilità esterna (scuola, lavoro, famiglia) e attività sociale. Anche la sessualità viene molto spesso vissuta virtualmente.

«Quando nel 2004 realizzai Hikikomori - ricorda Francesco Jodice - il fenomeno costituiva per me una forma di disfunzionalità sociale molto importante; in modo forse incosciente gli Hikikomori, gli Otaku, le harajuku girls e i suicide pact erano forme silenziose di ribellione, distinte ma coeve e coerenti con i Seattle movements o i giovani delle banlieues. Gli Hikikomori costituivano per me una forma di "inconsapevole e nuovo eremitismo collettivo" per una generazione di giapponesi che rifiutavano la gerarchia sociale del paese; era come se un milione di ragazzi avesse detto alla nazione: “Sono queste le regole del gioco? bene, noi non giochiamo più”».

Oltre al film, vengono esposte anche alcune fotografie realizzate da Francesco Jodice durante diversi soggiorni in Giappone, come parte di un'ampia ricerca a carattere sociale e antropologico (un progetto tuttora in corso dal significativo titolo What we want), e in particolare sul contesto metropolitano da cui hanno origine Hikikomori e altri fenomeni analoghi.

Con questa mostra, la Galleria civica, che già conserva in collezione l'opera “Tokyo Shibuya, 1999”, acquisisce per la Raccolta della fotografia, l'intero portfolio di Hikikomori, costituito da 8 immagini.
 
CRONACHE

Napoli - Galleria Umberto Di Marino
11 Dicembre 2015 - 22 Gennaio 2016
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, giovedì 10 dicembre 2015 all'interno della serie di eventi
ten more ten per il ventesimo anniversario della galleria, la nuova personale di Francesco Jodice dal titolo Cronache.
Il lavoro dell'artista, fin dalla sua prima esposizione nella sede napoletana nel 2006, ha arricchito la linea di programmazione diretta ad analizzare gli approcci contemporanei alle dinamiche di trasformazione geopolitica dei territori, seguendo una prospettiva complessa e multidisciplinare.
Partendo da uno sguardo antropologico e urbanistico, alla ricerca s'intreccia un'attitudine rivolta all' "arte come poetica civile", definendo il proprio lavoro nella misura in cui s'immerge il più profondamente possibile nella materia d'indagine.
In questa occasione, viene presentato un corpus di lavori rappresentativo degli ultimi anni, all'interno di un percorso che lascia cercare al pubblico la propria chiave interpretativa in un archivio intimo e discontinuo di dati, riferimenti, narrazioni, tracce di memoria. Il visitatore è dunque invitato ad abitare mentalmente e fisicamente il tempo che intercorre tra la fase embrionale di ricerca e quella finale dell'esposizione, durante la lunga elaborazione che accompagna ogni progetto.
Il caos degli appunti viene incanalato dallo sguardo di Francesco Jodice in un nucleo che rimane aperto al frammentario, al non concluso, perfino al contraddittorio, fino a far prevalere la ragione estetica per riportare tutto a coerenza. Una realtà "smolecolarizzata" in cui tutti, più o meno consapevoli, diventano ingranaggi utili a portare a termine il processo.
At the end of the world (2011) racchiude in una metafora il tentacolare predominio di un sistema di pensiero che riesce a tenere in ostaggio il grande, goffo e appesantito Occidente apparentemente incapace di muoversi in altre direzioni.
Così la liquidità che ribalta la carica tradizionalmente olistica della veduta dei Faraglioni a Capri, in The Diefenbach Chronicles (2013), costituisce la sintesi di una sofferta analisi intorno all'influenza della propria posizione geopolitica sulla pratica artistica, in quanto testimone di un'Europa ormai in deflagrazione. Parallelamente a Karl Wilhelm Diefenbach, pioniere del nudismo e riformatore sociale vissuto tra il crollo dei grandi imperi ottocenteschi e la prima guerra mondiale, Jodice riveste il paesaggio di una carica primordiale che custodisce sotto la cenere le spinte violente della cultura post-occidentale.
La distanza storica ci costringe allora a rileggere con maggiore lucidità gli sforzi per costruire una potente narrazione dell'identità nazionale da parte, ad esempio, del governo americano quando commissionò a John Ford una serie di film western all'inizio del secolo scorso. Alcuni frammenti sono intrappolati tra le immagini satellitari ricavate da Google Earth, puntando su alcuni dei luoghi più significativi per gli avvenimenti politici recenti. Il cimitero di aeroplani militari a Tucson della serie Primo lavoro (2014) incide lapidario, come in una gigantesca stele, tutti i fallimenti di coercizione culturale mai efficacemente superati dalla società capitalistica di allora e da quella post-capitalistica di oggi.
 
AMERICAN RECORDINGS

Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea - Manica Lunga
17 ottobre 2015 - 10 gennaio 2016
Il Novecento visto come il “secolo americano” è il tema che Francesco Jodice ha pensato per il progetto New Media del Museo. Per la Sala Multimediale della Manica Lunga - che consente una proiezione simultanea sincrona o asincrona su cinque megaschermi - l’artista ha ideato l’installazione AMERICAN RECORDINGS, 2015 (20’), una vera e propria sinfonia per immagini grazie alla quale Francesco Jodice percorre il Novecento, secolo di miti ed eroi made in USA che hanno creato l’immaginario collettivo delle generazioni non solo di quel tempo. Dall’ultimo discorso del presidente Eisenhower alla nazione sulla minaccia della corsa agli armamenti, alle immagini degli esperimenti nucleari; dal dilagante potere dell’informazione raccontato in Network, il film di Sidney Lumet; dalla nascita del genere horror con Texas Chainsaw Massacre, film di Tobe Hooper a Society (1989) diretto da Brian Yuzna; dalla lettura da libero pensatore di Gore Vidal in The United States of Amnesia di Nicholas Wrathall a End of the Century: The Story of the Ramones, film-documentario sulla band punk Ramones, e ancora con l’affermarsi della televisione, il mito storico-immaginario americano preannuncia la società dei giorni nostri. L’artista ha realizzato un’opera che, utilizzando materiali del tempo, ci dà una visione coinvolgente che affascina per la potenza delle immagini e fa riflettere sull’influenza profonda dei miti e dell’immaginario nei processi culturali.
Completa la rassegna il film ATLANTE, 2015 (9’) proiettato in Sala Polivalente.
 
ATLANTI

Milano - Galleria Bianconi
24 Giugno - 8 Settembre 2015
Inaugura il 24 giugno, alle ore 19.00, alla Galleria Bianconi la mostra “Atlanti – Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Francesco Jodice”, una produzione della galleria pensata per appositamente per Expo 2015.

Curata da Walter Guadagnini, la mostra riunisce - fino all'8 settembre - tre maestri della fotografia italiana ed europea, appartenenti a tre generazioni diverse, accomunati dalla riflessione sui temi dell'immagine riprodotta e della fotografia come innesco al viaggio intellettuale e poetico, prima ancora che fisico. In mostra verrà esposto, per la prima volta da molti anni, l'intero corpus di una delle opere-chiave della fotografia degli anni Settanta, “Atlante” di Luigi Ghirri del 1973; venti immagini – provenienti da una prestigiosa collezione privata – che rappresentano un giro del mondo fatto attraverso la macchina fotografica e le pagine di un atlante, con straordinaria lucidità mentale e sensibilità poetica. A proposito del suo rapporto con gli album di famiglia e con gli atlanti, lo stesso autore ha scritto: "Questi due libri, così diffusi, così apparentemente scontati, contenevano le categorie del mondo e lo rappresentavano come io lo intendevo. L'interno e l'esterno, il mio luogo e la mia storia, i luoghi e la storia del mondo".

A partire da queste immagini e da queste riflessioni, si dipanano sulle pareti della galleria le opere di Olivo Barbieri, tratte da una delle sue prime serie, i “Flippers”, realizzata nel 1977/78. Anche in questo caso, l'immagine popolare, banale e apparentemente consumata dall'uso, si trasforma, grazie allo sguardo del fotografo, in un sorprendente universo di forme e colori, di memorie individuali e collettive, di figure che costringono a riflettere sul nostro rapporto con le immagini e con le cose. Riferendosi ai "Flippers", Barbieri sottolinea: "Attraverso quegli oggetti e le immagini che li animavano è possibile ridisegnare la storia del secolo passato, c'è tutto l'immaginario della modernità, dai cow boy alla fantascienza, dai dinosauri ai Beatles, dalle pin up ai clown, dal deserto alla città tentacolare...".

Infine, il più giovane dei tre, Francesco Jodice, prosegue su una strada analoga, lavorando però in una chiave esplicitamente politica, cercando nelle immagini del mondo, nelle riproduzioni che riempiono la nostra quotidianità, i segni di un discorso del potere che passa anche – e forse soprattutto - attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Tratte dai cicli “What We Want” e “Primo Lavoro” (quest'ultimo presentato in anteprima alla Galleria Bianconi lo scorso anno), le immagini di Francesco Jodice sono affascinanti e a prima vista enigmatiche, svelando solo in un secondo momento la loro autentica natura, ribadendo quell'ambiguità della fotografia e del suo rapporto con il reale che è uno dei tratti comuni fondamentali della ricerca di questi tre autori.
 
LIBERI TUTTI! Arte e società in Italia. 1989 - 2001

Torino - Museo Ettore Fico
9 Luglio - 18 Ottobre 2015
a cura di Luca Beatrice, Andrea Busto e Cristiana Perrella

L’esposizione presenta il primo tentativo di analisi attraverso una prospettiva storica della generazione di artisti italiani attivi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila. Un periodo, dalla caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) al crollo delle torri gemelle a New York (11 settembre 2001) in cui società e cultura hanno conosciuto cambiamenti particolarmente intensi, in attesa di un altro cruciale passaggio, l’avvento di un nuovo secolo e di un nuovo millennio. In mostra una generazione di artisti che, rispetto a quelle precedenti, pratica una grande libertà stilistica, formale e di contenuti, passando dalla pittura al video, dall’installazione alla scultura, dalla fotografia all’oggetto.

Artisti in mostra:
Mario Airò, Stefano Arienti, Matteo Basilé, Massimo Bartolini, Alessandro Bazan, Vanessa Beecroft, Elisabetta Benassi, Simone Berti, Betty Bee, Monica Bonvicini, Botto&Bruno, Paolo Canevari, Monica Carocci, Maurizio Cattelan, Umberto Cavenago, Loris Cecchini, Marco Cingolani, Sarah Ciracì, Roberto Cuoghi, Cuoghi Corsello, Mario Dellavedova, Bruna Esposito, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Giovanni Frangi, Giuseppe Gabellone, Stefania Galegati, Daniele Galliano, Angiola Gatti, Francesco Jodice, Massimo Kaufmann, Thorsten Kirchhoff, Luisa Lambri, Armin Linke, Marcello Maloberti, Miltos Manetas, Domenico Mangano, Margherita Manzelli, Eva Marisaldi, Marco Mazzucconi, Marzia Migliora, Liliana Moro, Adrian Paci, Luca Pancrazzi, Perino&Vele, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Cesare Pietroiusti, Cristiano Pintaldi, Paola Pivi, Pierluigi Pusole, Andrea Salvino, Lorenzo Scotto di Luzio, Rudolf Stingel, Grazia Toderi, Tommaso Tozzi, Patrick Tuttofuoco, vedovamazzei, Maurizio Vetrugno, Francesco Vezzoli, Massimo Vitali, Luca Vitone, Sislej Xhafa.
 
Images of Crisis

Athens - Museum space of the Greek Film Archive
16-27 Maggio 2015
Il festival ‘Images of Crisis’ a cura di Christina Androulidaki si terrà al Greek Film Archive dal 16 al 27 Maggio.Il programma include film e documentari di diversi periodi sulla crisi economica; da Stelios Tatasopoulos con ’ Social Decay (1932) e Grapes of Wrath di John Ford, fino ai più recenti, compresi registi come Rainer Werner Fassbinder, Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne and Jean Renoir. All’interno del festival sarà anche presentato un tributo al cinema politico di Ken Loach.

Artisti partecipanti:
Manolis Daskalakis-Lemos
Harun Farocki
Francesco Jodice
Maria Kriara
Jenny Marketou
Richard Whitlock
Apostolos Zerdevas
 
Anthropological Landscape

New York- Whitebox Art Center
12 Maggio - 14 Giugno 2015
New York City – Whitebox Art Center è lieto di presentare Anthropological Landscape, una mostra che propone una nuova generazione di fotografi il quale lavoro annulla la contrapposizione tra ritratto e paesaggio. Mentre il linguaggio tende ancora a separare i due generi riferendosi al mezzo fotografico - uno introspettivo e intimista, l’altro rivolto all’esterno - le condizioni odierne di globalizzazione e di urbanizzazione si scontrano con questa dicotomia dal momento in cui il soggetto umano interviene ulteriormente sull’ambiente circostante.
L’immediatezza ‘documentaria’ e la capacità investigativa della fotografia rendono possibile questa nuova definizione di ‘fotografo-antropologo’ che elabori un’idea di paesaggio quale elemento integrante della cultura della persona.

Attraverso le opere di Francesco Jodice, Carolina Sandretto and Corinna von der Groeben, si afferma l’idea di paesaggio antropologico: il paesaggio parla dell’umanità, del lavoro dell’uomo, delle comunità e degli spazi urbani che esse costruiscono.
Francesco Jodice esplora la comune capacità umana di trasformare ‘lo spazio’ a propria immagine e somiglianza, Carolina Sandretto riflette sui temi dell’immigrazione e del soggiorno attraverso località falsate e re-inventate.
Le immagini di Corinna von der Groeben sono destabilizzati luoghi di festa selezionati dal quotidiano, appropriandosi di espressioni perplesse e segni di crisi; nel suo lavoro gli ambienti artificiali sono alienati dalle funzioni sociali, re-incorniciati dalla esplicita assenza di architettura umana.

Jodice cattura le misteriose traiettorie della urbanizzazione globale, riflettendo come le popolazioni modifichino l’ambiente e permettano un’innaturale sviluppo del paesaggio.
Le sue ambivalenti e a volte distopiche immagini e video analizzano la manifestazione del desiderio attraverso la volontaria ricreazione di un mondo subdolamente ricondizionato.
Affianco: le scene di attività residue della von der Groeben, il lavoro porta in evidenza gli elementi artificiali del paesaggio. La ritrattistica posata della Sandretto, nella quale le figure e il terreno sono indipendenti, presenta un’illustrazione contrastante del permeabile confine del ritratto.
 
PROPORTIO

Venezia - Palazzo Fortuny
9 Maggio - 22 Novembre 2015
La complessità dell’universo ha da sempre affascinato l’uomo,che è alla continua ricerca di svelare il mistero, il punto di origine e le leggi che stanno alla base della creazione e dell’esistenza stessa.Cosa hanno in comune la disposizione dei semi di girasole,gli ammassi delle galassie, una cattedrale gotica, le piramidi,i disegni di Leonardo, la serie di Fibonacci e il DNA umano?

Un numero particolare, una proporzione geometrica scoperta dai pitagorici, definita da Euclide e chiamata “divina proporzione” in un trattato di Luca Pacioli, illustrato da Leonardo e stampato a Venezia nel 1509.

Il numero irrazionale 1,6180,rappresentato dalla lettera Φ dell’alfabeto greco, è il simbolo dell’armonia dell’universo.Natura, arte e scienza sono strettamente connesse.Le molteplici forme in cui Φ si manifesta evidenziano il profondo rapporto tra il mondo fisico, le creazioni artistiche intellettuali e la bellezza dei numeri.

Il “numero d’oro”, in fondo, parla di noi stessi. La sua dimensione essenziale è evidente quando l’uomo si pone in rapporto al tutto o a parti di esso. Da queste premesse è nata l’idea della mostra, che completa il ciclo iniziato nel 2007 con Artempo, proseguito con In-finitum nel 2009 e Tra nel 2011.

Un’esposizione che attraversa i secoli e le diverse discipline – grazie a un comitato scientifico internazionale composto da scienziati, filosofi, musicisti, architetti, storici e storici dell’arte, coordinato da Axel Vervoordt e Daniela Ferretti – raccontando di quel valore universale che fu, fin dai tempi più antichi, il numero della proporzione divina (o sezione aurea), ovvero quell’unità di misura capace di donare a tutte le cose la loro dimensione armonica. Una sfida affascinante che coinvolge anche grandi artisti della scena internazionale contemporanea, invitati a riflettere e a realizzare opere specifiche sul tema della proporzione.

Le loro opere, in dialogo con importanti capolavori di altre epoche, vanno a comporre una sinfonia visiva e percettiva capace di coinvolgere il visitatore in un’ampia riflessione sull’armonia e la bellezza universali.
 
Weird Tales \ Storie Strane

Venezia - Galleria Michela Rizzo
6 Maggio - 31 Luglio 2015
La Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare Weird Tales \ Storie Strane, personale di Francesco Jodice a cura di Alfredo Cramerotti.

Il nuovo progetto di Francesco Jodice è composto da una serie di fotografie, un film e una conversazione con Alfredo Cramerotti. Nello spazio di Michela Rizzo alla Giudecca, l’artista presenta una costellazione di schegge irrazionali, avulse dal quotidiano: oggetti piccoli e ‘notizie’ minime apparentemente non importanti, contrapposti a paesaggi fotografici atemporali, vasti, immoti, su una scala temporale e spaziale che possiamo percepire, ma non controllare.

La mostra è un sorvolamento su alcune convenzioni sociali sull’orlo di dissolversi o di diventare qualcos’altro. Intessendo il suo approccio fotografico e visivo con b-movie americani come ‘Society’ (1989), libri come ‘Le Correzioni’ (2010), videogiochi vintage e l’opera letteraria di H.P. Lovecraft (1890-1937), Jodice costruisce un universo di spezzoni di realtà che semplicemente assomigliano alle nostre convenzioni quotidiane se non fosse per minime e inopportune discrasie. Ma le differenze e i minimi scarti, qui come altrove, sono importanti.
 
Italia Inside Out

Milano - Palazzo della Ragione Fotografia
21 marzo - 27 settembre 2015
La mostra Italia Inside Out, curata da Giovanna Calvenzi, fa parte delle iniziative culturali che accompagnerà l’Expo. L’esposizione ripercorre un viaggio nella storia d’Italia attraverso seicento immagini dei più importanti fotografi italiani e internazionali. 
Un’unica iniziativa scandita in due momenti. Inside, dal 21 marzo al 21 giugno, mette in mostra oltre quaranta fotografi italiani: da Gianni Berengo Gardin a Massimo Vitali, da Gabriele Basilico a Mario Giacomelli, da Luigi Ghirri a Mimmo Jodice, da Letizia Battaglia a Silvia Camporesi. Out, dal 1° luglio al 27 settembre, mostra altrettante fotografie di fotografi internazionali: Henri Cartier-Bresson, David Seymour, Alexei Titarenko, Bernard Plossu, Isabel Muñoz, John Davies e altri.
 
Mountain Passion

Torino - Noire Gallery
23 aprile - 30 giugno 2015 (inaugurazione Giovedì 23 aprile, ore 17)
La mostra è una fantastica lettura del territorio delle Alpi attraverso la fotografia storica e contemporanea. Vittorio Sella (1859-1943) ne è uno degli esempi più straordinari. Eccellente alpinista e fotografo, aprì diverse vie e compì spedizioni in aree allora sconosciute e mai cartografate. Alps-Geographies and People di Olivo Barbieri (1954) è la percezione della montagna vista dagli scalatori. Mont Blanc. Just things di Francesco Jodice (1967), sono cinque fiabe sul Monte Bianco. I paesaggi descritti sono dei paradigmi di condizioni culturali speciali; per l’artista non è un luogo in sé a esprimere un valore, ma piuttosto la condizione atmosferica del suo paesaggio sociale. Night Ski di Stefano Cerio (1962) offre una panoramica notturna surreale e straniante degli spazi turistici.
 
Maretti Award Cuba 2014

Fábrica de Arte Cubano FAC Calle 26 Equina calle 11 Vedado - La Habana
Opening 25 novembre 2014,ore 17,00, 25 novembre - 16 dicembre 2014
Il Premio Maretti - Valerio Riva Memorial (oggi alla sua IV edizione italiana), nasce nel 2002 da un’idea di Christian
Maretti e Concetto Pozzati, ricoprendo nel tempo un ruolo sempre più importante all’interno del panorama artistico
nazionale. E’ infatti l’unico premio italiano dedicato agli artisti “over 35”, che oltre alle sue caratteristiche “nomadi” - ogni
anno una sede museale e/o espositiva diversa - vanta un tribute ad un artista italiano di comprovata carriera. La mostra nella
mostra si “preoccupa” così di arricchire con testimonianze e opere d’arte la competizione in tutte le sue tappe. Ricordiamo,
a partire dalla prima edizione, che il Premio Maretti ha esposto alla Galleria d’arte moderna di Bologna, Galleria d’arte
moderna e contemporanea di San Marino, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, PAN - Palazzo
delle Arti di Napoli.
 
Open Museum Open city

OPEN MUSEUM OPEN CITY: The city, out there, right here - MAXXI, Via Guido Reni 4A, Roma
24 Ottobre – 30 Novembre 2014
Immateriale, immersivo, incontrollabile, onnipresente, invisibile, il suono è
l’aspetto più radicale e sperimentale dell’arte contemporanea, strumento perfetto per conquistare spazi di
libertà espressiva, prospettiva inaspettata da cui osservare e analizzare la realtà.
Con Open Museum Open City (24 ottobre - 30 novembre 2014) a cura di Hou Hanru Direttore Artistico
del MAXXI e dello staff curatoriale del MAXXI Arte diretto da Anna Mattirolo e del MAXXI Architettura
diretto da Margherita Guccione, si compie un gesto radicale: il MAXXI viene totalmente svuotato, messo a
nudo, per essere riempito di suono.
Saranno le installazioni site specific di Justin Bennet, Cevdet Erek, Lara Favaretto, Francesco
Fonassi, Bill Fontana, Jean-Baptiste Ganne, Ryoji Ikeda, Haroon Mirza, Philippe Rahm e RAM
radioartemobile a riempire gli spazi del museo, trasformandoli in ambienti urbani o intimi, spirituali o
politici, in una ridefinizione non solo dello spazio museale ma anche del suo significato di istituzione
pubblica.
 
IOèTE

Per le vie della città di Milano
Opening 24 Settembre 2014, ore 19,30, Rotonda Bistrò, Via Enrico Besana 12, Milano || dal 24 Settembre in avanti
A cura di Francesca Alfano Miglietti

La relazione tra Tendercapital e l’arte è al suo terzo anno di vita e nel 2014 si concretizza nel progetto IO è TE, un percorso che coinvolgerà più città e molti artisti, in una forma espositiva che ancora una volta sceglie la vita, scoprendo luoghi occasionali, su una tematica centrale nel panorama culturale contemporaneo: l’identità e la relazione.
Tendercapital anche quest’anno vuole ‘risvegliare’ alcuni luoghi nelle diverse città con una mostra atipica, che introduce artisti internazionali in luoghi improbabili, dando vita a «corti circuiti» urbani. Si intende, ancora una volta, costruire un sistema di visioni e intuizioni.
Il progetto, che si snoderà durante l’anno, verrà narrato attraverso immagini e testi che andranno a comporre una pubblicazione che, unitamente alle opere degli artisti, racconterà questa nuova avventura.

FRANKO B || LETIZIA BATTAGLIA || VALERIO BERRUTI || MATTEO CARASSALE || JANIETA EYRE || CESARE FULLONE || SHAI IGNATZ || BRANKO JANKOVIC || FRANCESCO JODICE || GILIVANKA KEDZIOR & BARBARA FRIEDMAN || ANTONIO MARRAS || SEBASTIANO MAURI || ROMAN OPALKA || ANNALISA RIVA || QASIM RIZA SHAHEEN || PAOLO VENTURA || MANUEL VASON
 
PAESAGGIO ANTROPOLOGICO

Sala Convegni della Fondazione CRC, via Verdi 7, Carrara
Opening 13 Settembre 2014 || 13 Settembre - 9 Novembre 2014
Attraverso il lavoro di tre fotografi delle ultime generazioni, Francesco Jodice, Carolina Sandretto e Corinna von der Groeben vediamo l’affermazione di un paesaggio antropologico che parla dell’uomo, del suo lavoro, delle comunità che crea e degli spazi urbani che costruisce.
 
Capri. L'isola dell'Arte

Certosa di San Giacomo e spazi pubblici dell’isola di Capri
13 Settembre - 12 Ottobre 2014
ll progetto Capri. L’isola dell’Arte, ideato e realizzato dall’IGAV - Istituto Garuzzo per le Arti Visive - in collaborazione con Liquid Art System, nasce dall’esigenza di mostrare alcune delle esperienze più significative del sistema dell’arte italiano delle generazioni più attuali; una esposizione collettiva che segna alcuni passaggi dell’arte del presente interpretata da artisti con un’età dai venticinque ai cinquant’anni.
Gli artisti, in mostra alla Certosa di San Giacomo e negli spazi pubblici dell'isola, attraverso l’utilizzo di differenti linguaggi e tecniche riflettono sul senso di fare arte oggi nel sistema globale, in un mondo che il sociologo polacco Zygmunt Bauman ha definito “liquido”.

Matteo Basilè || Domenico Borrelli || Botto&Bruno || Stefano Cagol || Gianni Caravaggio || Filippo Centenari || Peter Demetz || Stanislao Di Giugno || Eron || Marco Grassi || Paolo Grassino || Francesco Jodice || Mariangela Levita || Nicus Lucà || Domenico Antonio Mancini || Masbedo || Marzia Migliora || Moio&Sivelli || Perino&Vele || Alessandro Piangiamore || Giuseppe Pietroniro || Giulia Piscitelli || Luisa Rabbia || Marco Nereo Rotelli || Rosy Rox || Francesco Sena || Giuseppe Stampone || Adrian Tranquilli || Fabio Viale || Ciro Vitale || Zimmerfrei
 
IMmAGINE

Ex Birrificio q800, Isola della Giudecca, Venezia
10/13 Settembre - 15/18 Settembre 2014
IMmAGINE è un'intensa esposizione di opere concentrate sui paesaggi naturali fra monti e vallate di Hamish Fulton, sull'indagine e sulla traccia di Francesco Jodice, sulle architetture di periferia di Andrea Morrucchio, sulla destinazione e il processo dell'immagine di Mauro Ghiglione.
La mostra intende narrare scenari industriali, architetture del paesaggio ambientale, evoluzioni e forme del territorio e al contempo svolgere un tentativo di racconto sul dominio dell'immagine.

Hamish Fulton | Mauro Ghiglione | Francesco Jodice | Andrea Morrucchio
 
APPREHENSION. GLOBAL SOCIETY AND CONTEMPORARY ART ON THE TWITTER GENERATION

National University of Arts, Bucharest, Amphitheatre, Calea Griviței 28 Street
10 July, 2014, 12:00 – 14:00 || 11 July, 2014, 12:00 – 14:00, 16:00 – 17:30
Oggi vaste aree della popolazione sono collegate alla Rete che comprende ogni sfera dell'attività umana in tutti i suoi aspetti: lavoro; intrattenimento, affari, produzione di denaro; educazione formale e informale; amore, romanticismo e pornografia; proteste massive e non; crimine, intrighi e conflitti. Nonostante queste trasformazioni, e salvo brevi momenti di guasto del sistema e piccole difficoltà, la maggior parte degli utenti della rete o almeno quelli con un accesso sicuro, ancora vivono Internet come qualcosa di semplice e privo di contraddizioni. Essi sono totalmente inconsapevoli dei suoi sotterranei contorti e turbolenti e dei mondi da cui è stato generato.

Un dibattito informale di due giorni in cui artisti, curatori, intellettuali, filosofi e filmmaker condivideranno le loro opinioni e forniranno differenti chiavi di lettura per comprendere meglio questa tematica (anche via Skype).


David A. Ross || Enrico Ghezzi || Ravi Agarwal || Camilla Boemio || Ethan Bach || Max Presneill || Francesco Jodice || Emiliano Montanari || Nico Vascellari || Mike Calvert || Achilleas Kentonis || John Thackara || Fabio L. Antimori || Riccardo de Cal

Dibattito con il pubblico: Da G. Agamben “Homo Sacer”/ Today, politics has become biopolitics. A Global vision.
Proiezione: Ravi Agarwal, Mike Calvert and Nico Vascellari
Film: “Morel a Marienbad” una trilogia di Emiliano Montanari
Organizzazione: AAC in collaborazione con UNIVPM /Università Politecnica delle Marche


 
Mont Blanc

Les Maisons de Judith, Val Ferret, Courmayeur, Aosta
19 Luglio - 25 Agosto 2014 || Opening Sabato 19 Luglio ore 14.30
L’associazione culturale Art Mont Blanc, fondata da Glorianda Cipolla nel 2010, organizza l’evento clou dell’estate a Courmayeur, in Valle d’Aosta, con la mostra di arte contemporanea Mont Blanc, in programma dal 19 luglio al 25 agosto 2014 presso Les Maisons de Judith, frazione Pra Sec (mt. 1623), in Val Ferret.

In due baite da fiaba lungo la Dora, già esistenti come fienili alla fine dell’800, poi acquistate cinquant’anni fa e ristrutturate con materiali originali da Giuditta Glarey (e fotografate da Giancarlo Gardin per l’editore Taschen) sono esposti fotografie, video installazioni, sculture e pitture murali di una decina di autori di fama internazionale, che hanno voluto dedicare una parte non occasionale del loro lavoro al massiccio più alto d’Europa, montagna sacra o piccolo Tibet,
come lo chiamano gli sciamani.
Qui draghi era l’indicazione che spesso le antiche mappe riportavano negli spazi vuoti riferiti alle Alpi. Spaventose eppure affascinanti, erano considerate luoghi popolati da creature mostruose e malvagie. Si dovrà aspettare la fine del XVIII secolo, nell’età dei lumi, perché avvenga il primo tentativo di ascensione al Monte Bianco e altri anni ancora per la conquista della sua vetta, piatta
e ventosa, da parte di Balmat e Paccard nel 1786. Poi seguirono le signore, prima la valligiana Marie Paradis e nel 1838 la contessa francese Henriette d’Angeville che, ricordando l’emozione provata in vetta scriverà: «Per un attimo credetti di assistere allo spettacolo della creazione, di
vedere qualcosa che sorge dal grembo del caos»

Olivo Barbieri | Silvia Camporesi | Manuela Carrano | Giuliana Cunéaz | Francesco Jodice | Hamish Fulton | Chicco Margaroli | Richard Nonas | Laura Pugno | Edoardo Romagnoli | David Tremlett

 
2004 - 2014. Opere e progetti del Museo di Fotografia Contemporanea

Triennale di Milano
3 Luglio - 10 Settembre 2014 || Opening Mercoledì 2 Luglio, ore 18.30
Nel cuore dei festeggiamenti per i 10 anni di attività, il Museo di Fotografia Contemporanea durante l'estate trasferisce l'attività espositiva alla Triennale di Milano e mette in mostra i propri capolavori, con un grande allestimento che valorizza 100 importanti opere acquisite nel decennio e 15 progetti.

I temi presenti sono il paesaggio urbano e naturale, la figura umana, la società in trasformazione, la sperimentazione artistica, in una fitta e articolata narrazione visiva nella quale il visitatore può cogliere il rapporto dialettico tra il patrimonio, la committenza agli artisti, il rapporto con i cittadini spesso coinvolti nelle attività del Museo.

Fotografie e progetti di:

Andrea Abati, Meris Angioletti, Giampietro Agostini, Daniele Ansidei, Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Fabrizio Bellomo, Gianni Berengo Gardin, Peter Bialobrszeski, Fabio Boni, Günter Brus, Vincenzo Castella, Mario Cattaneo, Cesare Colombo, Mario Cresci, Paola Dallavalle e Fulvio Guerrieri, Marco Dapino, Alberto Dedè, Paola De Pietri, Simona Di Meo, Tiziano Doria, Joan Fontcuberta, Vittore Fossati, Luigi Gariglio, Jean-Louis Garnell, Carlo Garzia, Moreno Gentili, Jochen Gerz, Bepi Ghiotti, Luigi Ghirri, Matteo Girola, Paolo Gioli, William Guerrieri, Guido Guidi, Jeroen Huisman, Arno Hammacher, Jitka Hanzlovà, Roni Horn, Karen Knorr, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Uliano Lucas, Fulvio Magurno, Rachele Maistrello, Martino Marangoni, Claude Marzotto, Roberto Masotti, Paola Mattioli, Giuseppe Morandi, Giulio Mozzi, Toni Nicolini, Cristina Nunez, Nicola Nunziata, Cristina Omenetto, Federico Patellani, Bernard Plossu, Francesco Radino, Moira Ricci, Paolo Riolzi, Achille Sacconi, Roberto Salbitani, Alessandro Sambini, Marco Signorini, Massimo Siragusa, Alessandra Spranzi, Antonio Strati, Beat Streuli, Pio Tarantini, George Tatge, Giulia Ticozzi, Ilaria Turba, Hans van der Meer, Fulvio Ventura, Cuchi White, Silvio Wolf, Francesco Zucchetti.
 
Ritratto dell'artista da giovane

Castello di Rivoli, Torino
10 Giugno - 21 Settembre 2014
Proseguono le rassegne che accompagnano il Museo alla data fatidica dei suoi primi trent’anni di attività. Il Castello di Rivoli propone ora un’edizione speciale della Borsa per Giovani Artisti Italiani dal titolo Ritratto dell’artista da giovane, presentando per la prima volta, gli uni accanto agli altri, una selezione dei più meritevoli candidati che vi hanno partecipato. In questo modo, riflettendo sulla storia della Borsa, il progetto espositivo propone anche in una rassegna di ampio respiro un punto di vista sull’evoluzione degli ultimi dieci anni di arte italiana attraverso le peculiarità delle scelte individuate dagli artisti e dai vari percorsi che da queste sono scaturiti. Sin dalla sua creazione la Borsa ha sostenuto gli artisti secondo modalità molteplici, includendo la produzione di progetti speciali, residenze all’estero, mostre personali o collettive presso il Castello, dimostrandosi quindi uno strumento estremamente dinamico per la promozione dell’arte italiana, svolgendo un ruolo di autentica supplenza al mondo pubblico che, nel nostro Paese, poco o nulla è in grado di investire per la giovane creatività. Grazie alla generosità degli Amici Sostenitori, la Borsa si è evoluta come una piattaforma mobile, capace di adattarsi alle esigenze e alla produttività degli artisti, stimolandoli a identificare il Museo quale entità in progress, con la quale costruire un dialogo attivo e ricco di proposte e interrogativi. Grazie alla costante capacità di rinnovarsi, oggi la Borsa continua con successo a essere un importante strumento di aiuto agli artisti che vi hanno partecipato, contribuendo alla maturazione della loro ricerca così come alla loro visibilità a livello nazionale e internazionale.

Giorgio Andreotta Calò | Francesco Arena | Rossella Biscotti | Gianni Caravaggio | Alice Cattaneo | Roberto Cuoghi | Patrizio Di Massimo | Lara Favaretto | Flavio Favelli | Eva Frapiccini | Christian Frosi | Goldschmied & Chiari | Massimo Grimaldi | Alice Guareschi | Francesco Jodice | Marcello Maloberti | Margherita Manzelli | Marzia Migliora | Diego Perrone | Seb Patane | Marinella Senatore | Francesco Simeti | Alessandra Tesi | Grazia Toderi | Luca Trevisani

a cura di Marcella Beccaria
 
Primo Lavoro

Galleria Bianconi, Milano
15 Maggio - 25 Luglio 2014 || Opening Giovedì 15 Maggio 2014, ore 18-21
Dal 15 maggio al 25 luglio 2014 la Galleria Bianconi è lieta di presentare la mostra Primo lavoro, un dialogo sulle origini e sui fondamenti del linguaggio che pone a confronto opere scultoree di Nanni Valentini e fotografie inedite di Francesco Jodice, a cura di Walter Guadagnini e Flaminio Gualdoni.
Primo lavoro è una conversazione a distanza tra due artisti separati dal tempo e dalla tecnica ma uniti da una continuità di strumenti concettuali e poetici. Le opere di Nanni Valentini – erede di una tradizione millenaria della ceramica elaborata in chiave contemporanea, attivo dalla metà degli anni Cinquanta sino alla prematura scomparsa avvenuta nel 1985 – e quelle di Francesco Jodice – artista attento agli usi e alle implicazioni delle nuove tecnologie di ripresa affacciatosi sulla scena artistica alla fine degli anni Novanta – narrano infatti di un comune approccio alla creazione e alla realizzazione dell'opera come momento di verifica, come desiderio di rimettere in discussione le pratiche disciplinari, come ricerca continua del limite del linguaggio.
 
Leisure Complex

SAVVY Contemporary - Berlin
1.05.2014 - 06.30 pm
Giovedì 1 maggio, Marianna Liosi presenterà i risultati del suo progetto di ricerca sull’ambiguo rapporto tra lavoro e tempo libero. Leisure Complex è una raccolta di tre film realizzati da artisti contemporanei, presentati rendendo omaggio alle origini sociali e politiche della Giornata Internazionale del Lavoro.
Proiettati in una sequenza narrativa i film di Deepa Dhanraj, Francesco Jodice e Alexander Vaindorf indagano sul tema con tre prospettive differenti.
Le opere trattano storie emblematiche, situazioni estreme da diversi contesti culturali e geografici: i lavoratori immigrati di Dubai, privi di tempo libero e a servizio dell’opulenza e del lusso (Jodice); donne indiane che si battono per il diritto ad un giorno di riposo settimanale (Dhanraj); badanti ucraine in Italia che usano il tempo libero come mezzo di emancipazione personale e di riconnessione con la loro comunità d’origine (Vaindorf).
Nel corso della serata Yaara Benger, ricercatore al Max-Planck Institute, e Saverio Pesapane, autore di Dubai Citytellers, si uniranno in una conversazione con il curatore ed il pubblico, riguardante il rapporto ambiguo tra lavoro e tempo libero attraverso un approccio storico, in particolare sul ruolo del capitalismo e del mercato.
 
WHAT WE WANT: il paesaggio come desiderio collettivo

Fondazione La Raia - Novi Ligure
12.04.2014 - 10.30
What We Want: il paesaggio come desiderio collettivo, un dialogo tra l’artista Francesco Jodice e il critico e storico della fotografia Francesco Zanot. Questo dialogo è uno dei sei che compongono The Book Tour, il progetto itinerante di Jodice e Zanot che si svolgerà in altrettante istituzioni dedicate all’arte contemporanea. Ogni dialogo è centrato su una parola chiave: paesaggio sociale è la suggestione che muove l’incontro alla Fondazione La Raia. Ad ogni parola corrisponde un capitolo del libro The Book Tour, che via via si costruirà grazie a questi appuntamenti in forma di dialogo anche con il pubblico.
Nella sua serie What We Want, iniziata nel 1995 e attualmente ancora in corso di espansione, Francesco Jodice indaga il paesaggio come frutto dei desideri delle persone. Bisogni, aspettative e territorio, così, si trasformerebbero insieme, secondo un dinamica che comprende motivazioni politiche, economiche ed estetiche. In un dialogo con il critico Francesco Zanot, verrà affrontato, a partire da questi presupposti, il tema della rappresentazione del paesaggio contemporaneo, la cui definizione deve ormai tendere a escludere le barriere geografiche e includere gli attori di queste modificazioni.
 
BREAKING NEWS 2011-2014

Podbielski Contemporary, Berlin
5.02.2014 - 15.03.2014
BREAKING NEWS 2011-2014
Shadi Ghadirian I Leonora Hamill | Francesco Jodice I Thomas Jorion | Ohad Matalon I Leandro Quintero I Hrair Sarkissian I Dubravka Vidovic
5 Febbraio - 15 Marzo , 2014
Opening 4 Febbraio ore 19.00
Podbielski Contemporary | Koppenplatz 5 I D-10115 | Berlin
 
Podbielski Contemporary è lieta di annunciare la celebrazione del suo terzo anniversario con la mostra collettiva BREAKING NEWS 2011-2014.
  
La mostra BREAKING NEWS 2011-2014 sottolinea l'importanza per gli artisti di argomenti legati a temi di attualità, anche in un contesto globale. Questo è il filo conduttore che lega le esposizioni degli artisti della nostra galleria negli ultimi tre anni.

Il lavoro di Punta del Este, T16 ( 2001), del fotografo italiano Francesco Jodice (*1967, Napoli) raffigura una popolare meta turistica degli americani, con casinò, alberghi enormi e resort, che è stata finanziata dalla grande fuga di capitali dell'ex governo militare argentino dopo il crollo della dittatura in Argentina nel 1983. Appartiene alla serie What We Want, in cui l'artista si concentra sui disastri ambientali e sui paesaggi che sono stati drasticamente alterati dall'uomo in tutto il mondo.

Ognuna delle opere esposte reca l'attualità delle problematiche culturali e politiche contemporanee.
L'obiettivo di Podbielski Contemporary è di sottoporre questi temi all'attenzione di un pubblico più ampio.
 
DRIVE IN: MILANO SPARA

Via Michele Faraday, 21 - Milano
18 settembre 2013 - dalle ore 21
Si conclude mercoledì 18 settembre il ciclo ATTESE nell’ambito del progetto Tender to Young Artist. Dopo i primi tre appuntamenti con Marco Paganini, Cesare Fullone e Sebastiano Mauri, la chiusura degli eventi 2013 è affidata a Francesco Jodice con la presentazione di un’opera concepita per l’occasione: un vero e proprio “drive in” allestito nello spazio ex shed Alfa, a partire dalle ore 21.


Le opere di Francesco Jodice sono estremamente ricche di stimoli e di illuminazioni, una serie di analisi che permettono di pensare le conseguenze che le opere d’arte hanno sulla qualità della nostra esperienza quotidiana. Francesco Jodice usa la fotografia, il video, la scrittura e crea sempre degli eventi ad ogni mostra, coinvolgendo il posto, la zona, e alcune delle comunità vicine al luogo dell’esposizione. In tutte le sue opere emerge lo spaesamento del contemporaneo e registra le mutazioni sostanziali spesso invisibili a chi abitualmente vive in quel luogo. Per Francesco Jodice l’arte è il cuore del corpo sociale. E crea opere che riescono a stare dentro e fuori lo spazio classico dell’esposizione. Geopolitica, mutamenti del paesaggio sociale e antropologia urbana sono alcuni dei suoi temi dominanti, Jodice costruisce processi relazionali a partire dalle tensioni sociali e urbane nate dai nuovi insediamenti umani nelle città che stanno cambiando per sempre il volto del pianeta.

Per questo quarto appuntamento di Tender To Young Art, Francesco Jodice realizza un vero e proprio Drive In; infatti il pubblico sarà invitato a vedere dalla propria auto il film realizzato per l’evento: "Mi piace lavorare su un pezzo della Milano operaia, immaginare le pulsioni che queste periferie esprimevano negli anni 70. L'idea del drive-in nasce come omaggio ad uno spazio industriale, legato alla produzione dell'auto, quindi la possibilità di riportare le automobili all'interno di questi spazi a distanza di quarant'anni mi sembra un operazione interessante”. Il riferimento che il film "La notte del drive-in: Milano spara" fa al genere poliziottesco degli anni settanta non è solo un omaggio al cinema di genere, così vivo in quel decennio, ma anche un modo per ricordare delle tensioni sociali che erano anche l'espressione d una società vitale, intensa, mai doma e animata da contrasti ed estremismi.


Il drive-in è per me anche una riflessione sul bisogno del gioco in un’arte contemporanea resa asfittica da leggi di mercato e bon-ton. Il politically incorrect delle automobili nello spazio, i furgoni di ristoro che preparano "la salamella" durante la visione, le scene di violenza e volgarità presenti nel film sono un giocoso principio rifondativo per l'arte. Anche questo in fondo è un ritorno agli anni 70, il desiderio di aria nuova e di processi artistici più rabdomantici e meno paludati", afferma Francesco presentando l’evento.

Jodice sembra porre la domanda: come si può contribuire a creare una nuova visione che riconosca la propria identità come incontri di identità molteplici? 
E semplicemente crea una “zona” del vedere, un passo verso una contestualizzazione di ciò che può sembrare già definito e assodato ma che invece, proprio in alcune delle indagini dell’arte contemporanea, si intreccia con un discorso critico sulla globalizzazione. Opere e visioni, pensate, dunque, come visioni creole, meticce, migranti, clandestine e ribelli. Per Francesco Jodice l’arte è una forma poetica di consapevolezza, quando spesso, nella cronaca, la faccia dell’altro sembra minacciare la nostra identità.
 
Proiezione film Dubai-Citytellers

19:00, Cinema Oberdan, Mantova
7 settembre 2013 - 19:00
Dubai_Citytellers rientra in una serie di film in cui Francesco Jodice affronta un tema di carattere sociopolitico, con riferimenti alla geografia, all’urbanistica e all’ecologia della città presa in riferimento dall’artista. Intrecciando il reportage all’inchiesta, lo stile documentaristico al videoclip, Jodice crea un ibrido tra un prodotto cinematografico, un’opera d’arte e un documentario, fuori dai canoni visivi abituali. Il film su Dubai mostra i fenomeni di neo-schiavismo dello strabiliante complesso urbanistico sorto nel deserto. Qui si trova l’edificio più alto del mondo, si fanno sperimentazioni architettoniche e ingegneristiche, tutto a spese di milioni di lavoratori.
 
Suggestioni Capresi, 100 anni dopo Diefenbach.

Certosa di San Giacomo, Quarto del Priore, Capri
24 agosto 2013 - 20 ottobre 2013
V edizione del Festival di Fotografia di Capri
Suggestioni Capresi, 100 anni dopo Diefenbach.
Fotografie di Francesco Jodice e Olivo Barbieri.
A cura di Denis Curti
Opening Venerdì 23 agosto 2013 alle ore 20
Certosa di San Giacomo, Quarto del Priore, Capri
Ingresso gratuito da martedì a domenica
dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 20.00
Dal 24 agosto al 20 ottobre 2013
La Fondazione Capri organizza la V edizione del Festival della Fotografia.
Olivo Barbieri e Francesco Jodice sono i fotografi prescelti per un’edizione del Festival costruita sulla base di due differenti produzioni in loco.
Il progetto nasce dalla collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico, e per il Polo Museale della Città di Napoli in occasione della commemorazione dei 100 anni dalla morte dell’artista Wilhelm Diefenbach, le cui opere sono esposte nel Museo Diefenbach presso la Certosa di San Giacomo. Partendo dalle opere dell'artista tedesco, i due artisti sono chiamati ad ispirarsi alla tensione che emerge dai quadri di Diefenbach, dove improvvisi squarci luminosi interrompono il buio delle sue tele. Arte contemporanea e storia, in un connubio sempre più esplicito.
Francesco Jodice e Olivo Barbieri realizzeranno, con linguaggi distinti che sapranno poi incrociarsi all’interno del percorso espositivo, due interventi site specific che li porteranno confrontarsi nella mostra alla Certosa.
 
Why? Becouse life...

Galleria Umberto Di Marino, Napoli
23 maggio - 30 settembre 2013
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, giovedì 23 maggio 2013, Why? Because life…, sviluppando un discorso ad ampio raggio su questioni rimaste in sospeso, e che il nostro sguardo, per via dell’abitudine, non riesce più a intercettare. La mostra, attraverso un percorso articolato, innesca un dialogo tra coppie di artisti complementari, partendo da una concezione dell’universo inteso come natura benevola e incorrotta, per poi focalizzarsi sulla storia che l'uomo con il suo agire ha scritto per se stesso, lasciando tuttavia aperta la possibilità di un riscatto, di un ritorno alla sua autenticità.
A questa riflessione si allaccia il filo che lega insieme le opere di Jota Castro e di Francesco Jodice, tese a cristallizzare esempi emblematici delle attuali criticità della condizione umana. Jota Castro, indagando gli squilibri e le debolezze della società, mette in luce le assurdità del sistema e ne denuncia così i fallimenti. Con l'opera Because the life, la barca, simbolo dell'esplorazione e della ricerca di mondi diversi, si affolla dei ritratti accartocciati di tanti che, spinti dal desiderio di migliorare la loro esistenza, hanno perso la vita nell’intraprendere un angoscioso “viaggio della speranza”. Essa diventa la triste allegoria delle aspettative deluse, del sogno che conduce alla negazione della vita.
Nel filtrare attraverso l’arte i fenomeni culturali e sociali, anche Francesco Jodice, con sguardo lucido e attento, ne intercetta le alterazioni e lo spaesamento. Il lavoro The Room smonta le certezze visive dello spettatore e, attraverso l’uso dei quotidiani, abbandona la fotografia, nega l’immagine, restituendoci una complessa raffigurazione dell’Italia di oggi: <>. Eppure, nonostante quest’operazione, la griglia creata ricorda la monumentalità dei suoi singolari edifici, mentre la rimozione dei volti sottolineata dal nero che azzera e cancella, diventa il punto dal quale è possibile ripartire, riscrivere una nuova storia.

 
Venezia / L'eredità dei Precursori

Casa dei Carraresi, Treviso
14 Giugno - 11 Agosto 2013
All’interno della terza edizione del Festival F4 / un’idea di fotografia va di scena a Casa dei Carraresi a Treviso la mostra personale di Francesco Jodice. L’esposizione, a cura di Carlo Sala, è intitolata “Venezia / L’eredità dei precursori” e presenta un corpus di lavori inediti legati al quarto film del ciclo Citytellers che l’autore sta realizzando proprio sulla città lagunare.
Attorno a Venezia esiste un immaginario collettivo costruito da secoli di rappresentazioni che vanno dalla grande pittura del Rinascimento fino ai milioni di scatti fotografici digitali che ogni anno vi realizzano i turisti di tutto il mondo. Francesco Jodice, ricognitore dei fenomeni sociali e urbanistici, non si è confrontato con l’aspetto esteriore della città, ma ha mosso la sua indagine da un peculiare interrogativo: perché oltre mille anni fa è stata edificata una città proprio in un luogo così ostile? Come sottolinea lo stesso autore: “Questi abitanti, i Primi Veneziani, sono i precursori di una eredità unica e irripetibile: nell’arco di pochi secoli sarebbero diventati una gilda di mercanti a capo di una città-impero in grado di ridefinire i rapporti tra politica ed economia, stato e religione, diritti privati e doveri collettivi”.
Nello scorrere degli scatti ci troviamo di fronte all’iconicità di un abito dalle fattezze del cinquecento o all’immagine rarefatta e complessa di una palude del Lido di Venezia. Ognuno di questi scatti, se dal punto di vista compositivo ha una apparente semplicità semiotica, dischiude in realtà una complessità narrativa che volutamente viene appena accennata. Infatti, Francesco Jodice non vuole porre mai delle risposte totalizzanti e conclusive del problema. L’intento è di stimolare lo spettatore a rapportarsi con le opere quasi per completarne l’indagine. Il fruitore posto di fronte all’immagine e agli spunti che la accompagnano è quasi costretto ad assumere una presa di posizione e completarla così con le proprie risposte.
A concludere la rassegna i tre film precedenti del progetto Citytellers: Sao Paulo_Citytellers (2006), Aral_Citytellers, Dubai_Citytellers (2010).
 
Francesco Jodice

Podbielski Contemporary, Berlin
23rd march - 23rd may 2013
a cura di Gigliola Foschi

Convinto che esista una un’inalienabile correlazione tra etica ed estetica, Francesco Jodice – fin dalle sua prima mostra Cartoline dagli altri spazi (1998) – s’è impegnato a creare opere capaci di riflettere sulle condizioni del mondo in modo interrogativo e innovativo. Egli infatti, già in questa sua iniziale ricerca, dimostrava di aver sì assorbito gli insegnamenti della cosiddetta “scuola di paesaggio italiana” ma per poi superarli, focalizzando la sua attenzione sulla complessa relazione tra gli uomini e i luoghi che abitano. Una problematica, questa, che Jodice non ha mai tradito e ha portato avanti negli anni con rigore.
 
ECONOMY

Centre for Contemporary Arts (CCA), Glasgow (Scotland)
26.01.2013 - 23.03.2013

Nel corso del ventunesimo secolo, la percezione di noi stessi è stata dominata dall'ingerenza dell'economia nelle nostre vite. Quali sono le ripercussioni di questa constatazione e come si manifestano?

Due esibizioni parallele costituiscono l'essenza di un progetto curatoriale che esamina perché e in che modo l'arte, a partire dal 1900, abbia rappresentato l'economia quale asse portante delle esistenze contemporanee. ECONOMY si svolge allo Stills di Edimburgo e al Centre for Contemporary Arts (CCA), di Glasgow e si articola grazie ai lavori di più di 40 artisti internazionali, includendo il collettivo austriaco WochenKlausur e il fotografo scozzese Owen Logan. Il volume ECONOMY: Art and the Subject after Postmodernism, edito dalla Liverpool University Press, riflette sul lavoro curatoriale alla base del progetto.

Dubai_Citytellers di Francesco Jodice mette in scena un ritratto stupefacente della città chiave del turismo e del business mediorientale. Quali sono i reali fattori alla base della paradigmatica crescita di Dubai? Il film offre una critica incisiva del concetto di sviluppo, quale condizione da cui deriva un inevitabile sfruttamento del lavoro. Il film documentario indica le modalità attraverso le quali il sistema capitalistico scardina le tipicità locali in nome di uno sviluppo contestuale.

Maggiori informazioni su ECONOMY sono disponibili qui.
 
Giorgione Movie D'Essai

Cinema Giorgione, Venezia
20.11.2012

Martedì 20 novembre 2012 ore 18:00, proiezione dei film tratti dal progetto Citytellers: Sao Paulo, Aral, Dubai di Francesco Jodice nel cinema Giorgione (Venezia), alla presenza dell'artista.
 
VIII International Symposium. Art Criticism in a Global World. Precariousness and Art

MACBA, Barcellona
17.11.2012

Nel corso del simposio "Art Criticism in a Global World", organizzato da ACCA, Associació Catalana de Crítics d'Art, Francesco Jodice propone la relazione "After the West. Art actions in the post-social environment".

Il simposio prevede la partecipazione, tra gli altri, di Anna Maria Guash Carolyn Christov-Bakargiev, Bice Curiger e Deepak Ananth.

 
Umeå - Spectaculum Spectatoris

Bildmuseet Umeå. Svezia
16.11.2012 - 13.01.2013

Spectaculum Spectatoris è l'archivio che si concentra sui visitatori dei musei contemporanei, realizzato dell'artista italiano Francesco Jodice. Si tratta del secondo capitolo, dopo l'evento "Prado - Spectaculum Spectatoris" del 2011.

Centinaia di ritratti in scala 1:1 contribuiscono a formare una serie di video installazioni, le quali documentano le emozioni, le riflessioni e i silenzi dei visitatori del museo.

Spectaculum Spectatoris è un progetto continuativo che riflette sul ruolo del visitatore e sulla sua presenza nel contesto museale. Francesco Jodice ha scelto di visitare il Bildmuseet di Umeå per ampliare il suo archivio.

Venerdì 16 novembre i ritratti-video verranno proiettati sulle ampie finestre del museo e, contemporaneamente, negli spazi espositivi del quarto piano. La cerimonia d'apertura coinciderà con il tradizionale Festival delle Luci della città svedese. Tra il 16 e il 18 novembre, il lavoro di Francesco Jodice sarà allestito alla Glass House, nella piazza del municipio di Umeå.

Maggiori informazioni sono disponibili qui.
 
I Have Seen This Place Before

MAXXI, Roma
06.11.2012
 
Francesco Jodice

Galleria Michela Rizzo, Venezia
08.09.2012 - 30.11.2012

L’8 settembre 2012 la Galleria Michela Rizzo di Venezia ospita, per la prima volta, una mostra di Francesco Jodice (Napoli 1967) a cura di Angela Madesani. La sua ricerca investiga le mutazioni nei paesaggi sociali contemporanei comparando fenomeni simili in diverse parti del mondo attraverso l’utilizzo di fotografie, film, mappe, testi ed installazioni.

Jodice, il cui lavoro recente si focalizza su temi geopolitici compiendo disamine dei più recenti “clash of civilizations”, ha partecipato a Documenta Kassel, alla Biennale di Venezia, alla Bienal de São Paulo, alla ICP Triennial of Photography and Video New York. I suoi lavori sono stati esposti alla Tate Modern di Londra, al Reina Sofia di Madrid, al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, alla Maison Européenne de la Photographie, al MAMbo di Bologna, è stato recentemente protagonista di un’importante mostra personale al Museo del Prado di Madrid, la prima dedicata a un artista italiano contemporaneo.

Sono in mostra a Venezia fotografie da What We Want, un progetto iniziato nel 1995, ancora in corso. Si tratta di un osservatorio composto di fotografie e testi sulla modificazione del paesaggio visto come la proiezione dei desideri della gente. I testi di geopolitica verranno riportati sui muri della galleria da un gruppo di ragazzi della Family Card della Collezione Peggy Guggenheim.

L’archivio del progetto comprende lavori realizzati in circa 150 metropoli nei 5 continenti a partire dal 1995. Jodice scrive: “Oggi possiamo identificare una nuova comunità di pionieri abituati a pensare alla città come un luogo slegato dalla sua stessa storia, modificabile e disposto ad ospitare l’importazione di modelli e suggestioni da culture diverse. Queste condizioni hanno sviluppato la nostra sensibilità a proiettare nell’ambiente la nostra volontà, dando vita a un paesaggio come proiezione dei nostri stessi desideri.”

Accompagnato da una quadreria composta da frames di immagini del video, viene presentato il video The Morocco Affair. Il progetto è stato realizzato nella periferia di Oujda, una città, posta trenta chilometri all’interno della costa marocchina africana sul Mediterraneo, ai confini con l’Algeria. Il film, che raccoglie ottantadue piccoli film di case marocchine è stato girato nelle notti comprese tra il 17 ed il 23 marzo 2004 con riprese ad infrarossi, una settimana dopo i ben noti attentati nelle stazioni ferroviarie di Madrid. Le abitazioni, tutte seconde case, costruite dai proprietari con i proventi del lavoro svolto nei diversi paesi europei di emigrazione, appartengono prevalentemente ad MRE (Marocains Résidants à l’Etranger) provenienti in gran parte da Belgio, Germania, Olanda, Francia e Spagna.

Nella parete principale della galleria vengono proiettati i tre film, appartenenti al progetto Citytellers. La serie di film costituisce un vero e proprio laboratorio sul futuro delle città. Citytellers è di fatto un sensore in movimento nei paesaggi della mutazione geopolitica. Il progetto ad ora si compone di 3 opere/film: Sao Paulo_Citytellers (2006), Aral_Citytellers, Dubai_Citytellers (2010) legati ciascuno ad altrettanti temi: i fenomeni di autorganizzazione in una città-regione da 18 milioni di abitanti quale quella Paulista; la sopravvivenza della specie in condizioni da post-umanesimo nelle regioni Kazake ed Uzbeke della steppa mongola che una volta ospitavano il quarto mare interno del pianeta, il Lago di Aral; la strategia per la costruzione di nuove forme di schiavismo nella città-stato della quale il sociologo Nicholas McGeehan dice: “Don’t think of Dubai as a city, think of Dubai as a corporation”.
 
Il paese è reale

MACRO Testaccio, Roma
20.09.2012 - 28.10.2012

Il MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta dal 21 settembre al 28 ottobre 2012 FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma, promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale e prodotto da Zètema Progetto Cultura.

FOTOGRAFIA, a cura di Marco Delogu, propone un progetto che ne conferma la crescita di prestigio ed il respiro internazionale, promuovendo con un festival diffuso tutto l’anno la fotografia contemporanea nelle sue diverse forme e linguaggi e valorizzando i talenti emergenti con un'attenzione sempre più concreta alle produzioni originali. In questi mesi molti sono stati gli appuntamenti “di avvicinamento” al Festival vero e proprio: gli Incontri di fotografia, che ha visto fotografi di fama internazionale incontrare il pubblico, la mostra FOTOGRAFIA in collezione con presentazione del primo nucleo della nuova collezione fotografica del MACRO e con la residenza al museo del grande fotografo Anders Petersen per il suo progetto in mostra al Festival.

• La mostra Il paese è reale a cura di Alessandro Dandini de Sylva, dedicata alla giovane fotografia italiana. Il progetto include: Tommaso Bonaventura e Alessandro Imbriaco con un lavoro sulle mafie moderne a cura di Fabio Severo; Francesco Neri con una serie di ritratti di adolescenti e studenti del ravennate; Andrea Botto con una selezione dal suo progetto sulle esplosioni controllate; Lorenzo Durantini con un lavoro sulla Costa Concordia e Francesco Jodice con il video Dubai_Citytellers sul fenomeno del neoschiavismo a Dubai.
 
The Prado by Francesco Jodice

Watermall, Queensland Art Gallery (QAG), Brisbane, Australia
21 July – 4 November 2012

To complement 'Portrait of Spain' the Gallery presents two contemporary video works commissioned by the Prado, by Italian artist Francesco Jodice, that pay tribute to the visitors of the Prado.
In The Prado by Francesco Jodice 2011 a moving ‘human atlas’ of the museum's visitors is presented, registering the relationship between the vast cultural heritage of the Prado’s collections and its audiences.

Video Installation
Spectaculum Spectatoris 2011 presents a group portrait of the community that experiences the Prado. The five, synchronised projections show portraits of hundreds of visitors, constructing a record of their interaction with the works of art. Representing the Prado’s human landscape, this installation avoids placing the work of art at its centre; rather, the viewer becomes a work of art.

Film
The second part of the work, a short film Prado, reflects the everyday relationship between visitors to the Prado and its collection. Jodice ‘fuses’ the visitor with the work of art, showing mobile portraits (couples, families, students) in dialogue with the Prado's collection, and once again making the spectator rather than the work of art the protagonist.
 
People and the city

Winzawod, Mosca
21 Ottobre - 4 Dicembre 2011

UniCredit, per celebrare l'Anno della Lingua e Cultura Italiana in Russia e quella di lingua e cultura russa in Italia, presenterà la mostra dal titolo "People and the City", in mostra dal 21 ottobre fino al 4 dicembre, 2011 presso la Sala Rossa del Winzavod Centro di Arte Contemporanea di Mosca.
La mostra, divisa in 5 sezioni (From Above, Views, Street Life, Home Sweet Home and The City immaginario), presenta oltre 70 opere d'arte dalla collezione d'arte degna di nota di UniCredit, ed è un viaggio attraverso le opere di molti artisti importanti fin dall'inizio del XX secolo.
L'itinerario mette in evidenza il rapporto tra gli individui e il tessuto urbano, con l'analisi dello spazio urbano come un riflesso della vita moderna. Il viaggio inizia da una visione aerea in cui viene catturato la città nella sua interezza, prima di scendere al livello della strada, dove gli edifici ei flussi multiculturali umani diventano i protagonisti, fino al punto di esplorare vita intima nazionali delle persone e sognare la città immaginarie in cui vivere su una scala più umana.
Il progetto è stato ideato e curato da Walter Guadagnini, Presidente della UniCredit per l'Arte del comitato scientifico, che comprende anche Luca Massimo Barbero, Lorand Hegyi e Angelika Nollert.
La Collezione UniCredit Art, da cui tutte le opere in mostra proviene, è costituito da oltre 60.000 opere - dipinti, sculture, installazioni, video e fotografie - che rispecchiano l'identità del Gruppo, nonché simbolo impegno internazionale della Banca per l'arte
 
El Prado por Francesco Jodice

Museo Del Prado, Madrid
5 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012

Dal 5 ottobre 2011-8 gennaio 2012 la Prado di Francesco Jodice presenterà ai visitatori con una testimonianza visiva della presenza di chi, come loro, hanno 'abitato' le sue gallerie. Attraverso la partecipazione disinteressata di oltre 400 visitatori provenienti da tutto il mondo, Francesco Jodice (nato a Napoli, 1967) ha creato due opere: una video-installazione e cinque minuti di film - che verranno esposti al Prado in un omaggio a i suoi visitatori. Il progetto di questo artista molto apprezzato italiano è stato reso possibile grazie alla generosa sponsorizzazione di Acciona, un membro benefattore del Museo del Prado dal 2007.
 
La collezione attiva. Opere mediali da Vito Acconci a Simon Starling

Museion - Museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano
26 novembre 2011 - 16 settembre 2012
Storia contemporanea, la letteratura, fantascienza, questioni socio-politiche, ma anche la nostra frammentata, a volte la visione distorta di ciò che ci circonda: questi sono i temi affrontati nella mostra "The Collection in azione". Attivato con una mano dalla tecnologia, le opere, dopo essere stato prodotto e installato, in tal modo prendono vita nel locale. Molti sono usciti per essere presentato al pubblico per la prima volta, continuando l'esplorazione Museion di diversi nuclei di opere d'arte nella sua collezione. Queste opere non sono lì semplicemente per essere contemplata. Invece di un "frontale" incontro con l'arte in un tempo impostato e spazio, suscitano un approccio "decentrato", in cui la dimensione temporale gioca un ruolo fondamentale. Le opere in mostra si basano sull'idea di uno spettatore attivo che si muove intorno a loro e sperimenta per la loro durata, impegnarsi criticamente con le questioni che sollevano. Infine la mostra coinvolge anche la facciata di Museion, con un video creato per l'occasione dall'artista Michael Fliri: gli sguardi invisibili come qualcosa che non avete mai visto, 2011. Questo titolo allude scherzosamente tautologico al potenziale immaginativo che ogni opera d'arte contiene.

Artisti presenti: Vito Acconci (1940, New York, USA), Mario Airò (1961, Pavia, IT), Allora & Calzadilla (Jennifer Allora 1974, Philadelphia, USA; Guillermo Calzadilla, 1971, L'Avana, Cuba), Gerard Byrne (1969 , Dublino, IE), Elmgreen & Dragset (Michael Elmgreen, 1961, Copenhagen, DK e Ingar Dragset, 1968, Trondheim, NO), Michael Fliri (1978, IT), Peter Friedl (1960, Oberneukirchen, AT), Francesco Jodice ( 1967, Napoli, IT), Korpys / Löffler (Andree Korpys 1966, Brema, DE e Markus Löffler, 1963, Brema, DE), Krüger & Pardeller (Doris Krüger, 1974, AT e Walter Pardeller, 1962, IT), Haroon Mirza (1977, UK), Deimantas Narkevicius (1964, Utena, LT), Walid Raad / The Atlas Group (1967, Chbanieh, LB), Simon Starling (1967, Epsom, Surrey, UK) e Jana Sterbak (1955, Praga, CZ).

A cura di Letizia Ragaglia e Frida Carazzato.
Catalogo in tre lingue (ita / dt / eng) con testi di Letizia Ragaglia, Angelika Nollert, Bernhard Serexhe e Frida Carazzato.
Ogni Giovedi 08:00-10:00: proiezione delle opere di Francesco Jodice, Korpys / Löffler, Deimantas Narkevicius e Walid Raad / The Atlas Group.
 
Babel

Museo di Arte Contemporanea di Zagabria
23 novembre - 3 dicembre 2011

Il 23 novembre inaugura presso il Museo d'Arte Contemporanea (MSU) di Zagabria Babel, progetto di Francesco Jodice a cura di Radmila Iva Jankovic, Adriana Rispoli | Eugenio Viola e realizzato in collaborazione con il museo MADRE di Napoli e con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria e del Dipartimento per l’Educazione, la Cultura e lo Sport di Zagabria. Nell’ambito di tale collaborazione il MADRE presenterà dal 19 dicembre 2011 al 7 febbraio 2012 la mostra dell’artista croata Andreja Kulun?i?.
Babel trasforma l’ampia facciata multimediale (400mq) del museo croato in un blog a cielo aperto, in un dispositivo di interfaccia sociale che permette ai cittadini di Zagabria di esprimere pubblicamente intenzioni, strategie, volontà, dissensi, desideri e intolleranze inerenti la loro città e le criticità politiche, economiche e sociali ad essa connesse. Il blog è attivato tramite diversi meccanismi di ricezione che raccolgono le opinioni dei cittadini sui temi più disparati inerenti la loro comunità.
La facciata/schermo diventa lo specchio temporaneo, il termometro del sentire urbano che da individuale diventa collettivo restituendo, per 10 giorni, come una agenzia di stampa, la cronologia di questa discussione. Servendosi della potenzialità virale dei social network e strumentalizzando la liberalità anarcoide dei blog, Francesco Jodice piega la dimensione spazio temporale di questo canale di comunicazione ad un progetto artistico con l'obiettivo di segnalare in tempo reale, e in scala monumentale, gli umori e le forze entropiche di una città in transizione come Zagabria.
Da sempre Jodice indaga le metropoli in maniera quasi entomologica, concentrando il suo lavoro sull’analisi dei nuovi rapporti fra comportamento sociale e paesaggio urbano nei diversi ambiti geografici.
 
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